FIRENZE, ORE 16 C’È LA LEZIONE DI DUCATOLOGIA DEL PROF ANDREA
«E’troppo. È troppo. Grazie». Il frastuono che accoglie Andrea Dovizioso quando sbuca nell’auditorium dell’Università degli Studi di Firenze, dove centinaia di studenti della facoltà di ingegneria fremono in attesa, è da brividi. Figurarsi, poi, se la «star» è una delle persone più schive e riservate del paddock, uno davvero a suo agio solo con la fidanzata Alessandra, la figlia Sara («nel 2017 era arrabbiata perché ho vinto al Mugello e lei non c’era, stavolta non mancherà») e il gruppo storico di amici, e che cerca sempre di stare lontano dai riflettori. Ma che, forse proprio per questo, ora che è uno dei riferimenti assoluti del motociclismo e si è imparato a conoscerlo meglio, alla gente piace. E piace tanto. «Io credo che in un mondo dove devi essere assolutamente il più figo possibile, chi non lo è e si gioca il Mondiale, diventa interessante» semplifica il concetto Andrea.
CONCORSO Che quando appare ben oltre l’accademico quarto d’ora di ritardo, si trova davanti un’infinità di striscioni che i ragazzi si sono inventati nella speranza di essere fra i fortunati scelti per vivere dentro il box Ducati un GP d’Italia che traboccherà di passione ed emozione. «Dovi come Mosé — Mar Mugello Rosso», «Veni Dovi Vici», «Sei bella come un incrocio del Dovi all’ultima curva con Marquez», «Dovi guida il governo», quest’ultimo quanto mai di attualità in questi giorni, sono solo alcune delle creazioni dei futuri ingegneri. Alla fine, dopo un lungo conciliabolo con Alberto Giribuola, «Pigia»; per tutti, il suo ingegnere di pista che lo affianca alla cattedra per raccontare i dietro le quinte della MotoGP, e Irene Saderini, che orchestra il racconto, il forlivese premia «Dovi bandiera italiana»».
SULLA LAMBO È iniziato così il weekend del GP d’Italia, dopo avere scavallato al mattino gli Appennini su una Lamborghini Urus, mentre Danilo Petrucci, possibile prossimo compagno sulla rossa («su questo non dico nulla, il momento è delicato e la scelta spetta a Ducati») sognava sull’Aventador. Andrea forse avrebbe preferito restare in circuito a preparare una gara fondamentale («monteremo un motore nuovo, al Mugello ci vuole per forza» annuncia tra gli ululati Giribuola), eppure quando alla fine dell’incontro organizzato dalla Red Bull ruba il microfono per dire «grazie, grazie davvero, è stato molto bello venire», non c’è alcuna traccia di finzione nel tono e nello sguardo. Esame superato a pieni voti, 30 e Dovi!
SCARICO MULTIUSO Felice lui, ancor più gli studenti. In religioso silenzio quando il duo racconta come si sfidano i migliori al mondo, piegati in due dalle risate quando vengono svelati alcuni segreti. Come lo scarico convertito dai meccanici in… toilette portatile. «Bevendo tanto, ogni volta che rientro ai box devo fare pipì. Però con la tuta che non si abbassa bene è un casino, così i ragazzi hanno adattato uno scarico. Chiudendolo, ovviamente» ride imbarazzato Andrea.
RAPPORTO Sono una bella coppia, Dovi e Pigiamino, il pilota ingegnere e l’ingegnere meno ingegnere di tanti altri. «Un rapporto che funziona fa la differenza, la continuità paga e questo è stato uno dei motivi che lo scorso anno ci hanno permesso di gestire certe situazioni meglio di altri. Un aspetto importante del suo lavoro è interpretarmi. Faccio sempre un sacco di richieste, ma lui capisce se sono fondate o… se è come se avessi le mestruazioni, mettiamola così. L’approccio nella prima parte di frenata è per Pigia un indicatore di come guido. Se sbaglio, arriva ridendo con il foglio in mano a mostrarmi che sono io la causa. E non posso dirgli niente, ha ragione». «Io ho sempre ragione» ribatte l’ingegnere torinese, giocando su quella tignosità che caratterizza chi passa la vita a studiare numeri. «Gli ingegneri sono bravissimi perché si inventano cose speciali — riprende Dovi —. Il problema è che vogliono avere sempre ragione con i numeri. Ma non sempre 1+1 fa 2, vanno studiati e interpretati. Piloti e ingegneri sono mondi opposti, loro passano la vita sui libri, noi siamo zingari, figli di genitori zingari. L’intelligenza del pilota nello spiegare, ma senza indicare cosa fare, è fondamentale. E io con Pigia mi trovo bene perché non ragiona solo
da ingegnere».
RIMONTA? Si parla ovviamente del weekend alle porte, con Dovi reduce da due zeri pesantissimi che lo hanno fatto precipitare a -49 da Marc Marquez. «Combattere con Marquez è difficilissimo, lui è troppo forte in tutti gli aspetti. Però lo abbiamo fatto e possiamo ripeterci, anche se lui ora farà le sue strategie contro di noi. Ma se saremo veloci come le ultime gare, la palla sarà nelle nostre mani. Siamo in una situazione scomoda, non disperata». Come ha scritto su Instagram Enrico Samperi, uno dei meccanici di Andrea, «Noi teniamo duro. A noi piacciono le cose difficili». E allora via a caccia del bis al Mugello guidando il missile rosso. Per «Dovi guida il governo» c’è tempo.
È FORTE, BATTERSI CON MARC È DURA, MA LO ABBIAMO GIÀ FATTO
SU MARQUEZ IL GRANDE RIVALE 2017
IL FORLIVESE AI FUTURI INGEGNERI: «NON SEMPRE 1+1 FA 2. VOI E NOI PILOTI SIAMO DUE MONDI OPPOSTI MA SE SI CREA LA FIDUCIA...»