La Gazzetta dello Sport

Balotelli a tutto campo ma con la porta in testa Per lui fischi di rispetto

●Il c.t.: «Meglio che con l’Arabia». Bonucci: «Basta parlare sempre di Mario, è maturato ed è un valore aggiunto. Ma è l’Italia di tutti»

- Andrea Elefante INVIATO A NIZZA (FRANCIA)

Non c’è casa più bella di quella che si deve ancora abitare e forse Mario Balotelli ieri sera ha giocato con un sogno in più in testa: il trasloco perfetto. A Nizza ha trovato pace, a casa Italia spera di trovare serenità. Per questo, anche senza mettere al braccio quella fascia da capitano che avrà tempo di sentire sua, ci teneva da morire a essere in campo, alla faccia delle sue gambe affaticate. Non era una partita da perdere: Nizza è stata un po’ la sua casa, sicurament­e il porto sicuro dove attraccare, per due anni, in cerca di bonaccia dopo burrasche varie. Il porto da dove provare a salpare di nuovo, verso mari azzurri: dieci giorni fa ha tolto l’ancora e per Balotelli giocare con quella maglia addosso, all’Allianz Riviera, era un modo per riassapora­re il gusto del sudore ma anche della gioia del calcio che lo hanno riportato dove voleva. Era un modo per sdebitarsi anche se (o proprio perché) è arrivato il momento di salutarsi. Un modo per ringraziar­e: questi colori li ho rimessi anche grazie a voi, mi avete aiutato ad essere un giocatore migliore. E anche Mancini lo ha ringraziat­o: «Balotelli mi è piaciuto più stasera che contro l’Arabia Saudita. In partite così lui ci sta, meglio di alcuni suoi compagni più giovani: può fare di più, ma l’ho visto bene».

QUELLA SMORFIA Su quel prato dove da poco ha smesso di seminare coriandoli di classe e gol, in Ligue 1 e in Europa League, Balo è rientrato prima del riscaldame­nto accolto da un boatino degli spettatori, ancora pochi a quell’ora. Molti di più alla lettura delle formazioni, quando l’applauso riconoscen­te e un po’ nostalgico dello stadio è salito forte, convinto. Solo una smorfia impercetti­bile ha rigato il volto di Mario, e lì è rimasta durante l’inno italiano che ha sussurrato abbracciat­o a Pellegrini. Poi Balotelli è andato dove lo portava il cuore: una corsa di trenta metri per salutare Deschamps. Ha fatto quello che gli dicevano le affinità di cuore: due chiacchier­e a centrocamp­o e un «cinque» con Mbappé, l’ex ragazzo prodigio ormai uomo e uno che prodigio è già, ed è ancora un ragazzino.

PORTA IN TESTA Nel primo tempo uno dei migliori dei suoi, proprio come Balotelli. Che più di lui, per 86 minuti, ha mescolato vecchio e nuovo repertorio: la porta in testa, sempre, e movimenti per la squadra. A tutto campo finché le gambe l’hanno accompagna­to prima di accasciars­i inacidite: perfino in difesa a respingere di testa, a pochi secondi dall’1-0. Il più pericoloso alla fine è stato ancora lui, anche prima e dopo quella punizione guadagnata e poi iniettata di veleno che ha anestetizz­ato i riflessi di Lloris e aperto la strada al 2-1 di Bonucci. E proprio Bonucci cerca di togliere i riflettori da Mario: «Basta parlare sempre di Balotelli, è un valore aggiunto, è maturato, ma l’Italia è di tutti, non carichiamo­lo di troppe responsabi­lità, gioca bene come tutti e fa errori come tutti». Prima di calciarla quella punizione, roso dal sospetto che fosse rigore, Mario ha ascoltato anche una musica nuova: i fischi dell’Allianz Riviera, ed erano per lui. Ma è stata musica per le sue orecchie: il rispetto nasconde sempre anche un po’ di timore.

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IL CURRICULUM Le partite di Mario Balotelli in Nazionale Esordì il 10 agosto 2010 a Londra con la Costa d’Avorio

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Mario Balotelli, 27, cresciuto tra Lumezzane e Inter GETTY

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