Balotelli a tutto campo ma con la porta in testa Per lui fischi di rispetto
●Il c.t.: «Meglio che con l’Arabia». Bonucci: «Basta parlare sempre di Mario, è maturato ed è un valore aggiunto. Ma è l’Italia di tutti»
Non c’è casa più bella di quella che si deve ancora abitare e forse Mario Balotelli ieri sera ha giocato con un sogno in più in testa: il trasloco perfetto. A Nizza ha trovato pace, a casa Italia spera di trovare serenità. Per questo, anche senza mettere al braccio quella fascia da capitano che avrà tempo di sentire sua, ci teneva da morire a essere in campo, alla faccia delle sue gambe affaticate. Non era una partita da perdere: Nizza è stata un po’ la sua casa, sicuramente il porto sicuro dove attraccare, per due anni, in cerca di bonaccia dopo burrasche varie. Il porto da dove provare a salpare di nuovo, verso mari azzurri: dieci giorni fa ha tolto l’ancora e per Balotelli giocare con quella maglia addosso, all’Allianz Riviera, era un modo per riassaporare il gusto del sudore ma anche della gioia del calcio che lo hanno riportato dove voleva. Era un modo per sdebitarsi anche se (o proprio perché) è arrivato il momento di salutarsi. Un modo per ringraziare: questi colori li ho rimessi anche grazie a voi, mi avete aiutato ad essere un giocatore migliore. E anche Mancini lo ha ringraziato: «Balotelli mi è piaciuto più stasera che contro l’Arabia Saudita. In partite così lui ci sta, meglio di alcuni suoi compagni più giovani: può fare di più, ma l’ho visto bene».
QUELLA SMORFIA Su quel prato dove da poco ha smesso di seminare coriandoli di classe e gol, in Ligue 1 e in Europa League, Balo è rientrato prima del riscaldamento accolto da un boatino degli spettatori, ancora pochi a quell’ora. Molti di più alla lettura delle formazioni, quando l’applauso riconoscente e un po’ nostalgico dello stadio è salito forte, convinto. Solo una smorfia impercettibile ha rigato il volto di Mario, e lì è rimasta durante l’inno italiano che ha sussurrato abbracciato a Pellegrini. Poi Balotelli è andato dove lo portava il cuore: una corsa di trenta metri per salutare Deschamps. Ha fatto quello che gli dicevano le affinità di cuore: due chiacchiere a centrocampo e un «cinque» con Mbappé, l’ex ragazzo prodigio ormai uomo e uno che prodigio è già, ed è ancora un ragazzino.
PORTA IN TESTA Nel primo tempo uno dei migliori dei suoi, proprio come Balotelli. Che più di lui, per 86 minuti, ha mescolato vecchio e nuovo repertorio: la porta in testa, sempre, e movimenti per la squadra. A tutto campo finché le gambe l’hanno accompagnato prima di accasciarsi inacidite: perfino in difesa a respingere di testa, a pochi secondi dall’1-0. Il più pericoloso alla fine è stato ancora lui, anche prima e dopo quella punizione guadagnata e poi iniettata di veleno che ha anestetizzato i riflessi di Lloris e aperto la strada al 2-1 di Bonucci. E proprio Bonucci cerca di togliere i riflettori da Mario: «Basta parlare sempre di Balotelli, è un valore aggiunto, è maturato, ma l’Italia è di tutti, non carichiamolo di troppe responsabilità, gioca bene come tutti e fa errori come tutti». Prima di calciarla quella punizione, roso dal sospetto che fosse rigore, Mario ha ascoltato anche una musica nuova: i fischi dell’Allianz Riviera, ed erano per lui. Ma è stata musica per le sue orecchie: il rispetto nasconde sempre anche un po’ di timore.
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IL CURRICULUM Le partite di Mario Balotelli in Nazionale Esordì il 10 agosto 2010 a Londra con la Costa d’Avorio