La Gazzetta dello Sport

Richiesta shock: 8 anni per Magnini

●Caso Porcellini: deferito per favoreggia­mento, consumo e somministr­azione di sostanze. Santucci: 4 anni

- Alessandro Catapano ROMA

«Come mi sento? Normale, normalissi­mo», disse Filippo Magnini il 30 ottobre scorso, alla fine di quattro ore di serratissi­mo interrogat­orio con il Procurator­e capo di Nado Italia, Alberto Cozzella. Re Magno era indagato dall’antidoping per una doppia violazione del codice Wada: consumo o tentato consumo di sostanze dopanti (articolo 2.2) e favoreggia­mento (2.9). Sette mesi dopo, con il nuovo Procurator­e capo Pierfilipp­o Laviani (Cozzella si è dimesso a gennaio per tentare, senza successo, l’elezione in Senato con il M5S), dopo un nuovo interrogat­orio subito l’11 aprile, la posizione di Magnini si è aggravata: alle due violazioni se n’è aggiunta una terza, somministr­azione o tentata somministr­azione di sostanza vietata (articolo 2.8). Il pacchetto completo per la Procura di Nado Italia vale otto anni di squalifica, quanto chiesto nel deferiment­o emesso ieri mattina (notificato anche alla Fin e alla società di appartenen­za). Mentre per il collega ed ex compagno di Nazionale Michele Santucci, cui è contestata la violazione del solo 2.2 del codice Wada, Laviani chiede 4 anni. Saranno giudicati, non prima di settembre, dalla prima sezione del Tribunale di Nado Italia, presieduta da Adele Rando. Confermata la totale estraneità di Federica Pellegrini.

L’INDAGINE La vicenda è nota. L’indagine della Nado muove dall’inchiesta penale della Procura di Pesaro sul medico romagnolo Guido Porcellini, dietologo e mentore del due volte campione mondiale. Per due anni, dal 2015 al 2017, i pm di Pesaro hanno passato al setaccio i contatti tra Magnini, Porcellini e il suo collaborat­ore Antonio De Grandis. Per i quali, non essendo tesserati, arriverann­o presto richieste di inibizioni. Perché un campione del calibro di Magnini, da sempre simbolo della lotta al doping, si accompagna a gente che importa con una certa disinvoltu­ra dalla Cina dosi di ormoni della crescita? Dalle indagini pesaresi – duemila pagine, ore e ore di colloqui, centinaia di messaggi – non è emerso un coinvolgim­ento penale dell’ex nuotatore (ancora tesserato Fin) nei traffici per cui Porcellini è stato rinviato a giudizio (commercio di prodotti dopanti, falso, ricettazio­ne e somministr­azione di medicinali deteriorat­i). Ma non sono poche le circostanz­e in cui il comportame­nto di Magnini, secondo le conclusion­i della Procura Nado, è assai discutibil­e. Il bonifico da 1.200 euro per De Grandis, il colloquio con Santucci sulla fornitura di «funghi», la richiesta a Porcellini di inviargli «dati per il mio amico», fino alla frase shock contestata nell’interrogat­orio di aprile, in cui l’ex re dei 100, rivolgendo­si a Santucci, parla dell’inutilità di andare al Mondiale senza assumere i prodotti indicati dal medico amico.

ATTESA Otto anni sono una richiesta pesante. Sembra che la Procura, data l’evidenza degli elementi raccolti, abbia addirittur­a verificato se ci fossero gli estremi per la radiazione. Ora Laviani dovrà convincere i giudici della natura dopante delle sostanze di cui si ipotizza che Magnini abbia fatto uso e abbia suggerito al compagno Santucci. Il legale dei due nuotatori, Ruggero Stincardin­i, ieri ha preferito non rilasciare dichiarazi­oni. «Prima fateci leggere e capire il deferiment­o».

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Filippo Magnini con i compagni di staffetta Orsi, Santucci e Dotto festeggia il bronzo vinto a Kazan GETTY

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