«UN ANIMALE» ECCO PERCHÉ PIACE A LUCIANO
Azzardiamo: con Nainggolan, o un giocatore «alla Nainggolan», nel passato campionato l’Inter non si sarebbe qualificata alla Champions League con il batticuore, ma qualche giornata prima dell’ultima. Dire quante giornate prima è esercizio improbabile: ha più senso ripensare alle due gare contro il Toro e il Sassuolo (un punto su 12) e a quella in casa con il Crotone. Paradigmatiche di una lacuna dell’organico emersa chiara, ad alimentare la sensazione di impotenza in assenza di alternative al peso puramente offensivo. Non è improbabile, ma semmai inutile, ipotizzare un giocatore che possa avere qualità simili al belga. Per Spalletti il giocatore ideale è esattamente lui, e il perché lo sintetizzò così un giorno: «Nainggolan è questo qui: un animale». Ma la cosa è reciproca: è stato con il tecnico oggi all’Inter che Radja ha trovato probabilmente collocazione e rendimento ideali. La stagione-esempio è la penultima: 11 gol in campionato (contro i 4 di quest’anno), ovvero quanti ne hanno messi insieme nel 2017-18 i centrocampisti interisti (Brozovic 4, Vecino 3, Rafinha e Borja Valero 2, Gagliardini 0).
Nainggolan, duttile per natura, negli anni è diventato il classico centrocampista totale: nell’ultima Roma, al di là dell’insolita versione «terzino estemporaneo», ha giocato interno, esterno offensivo e, quando Di Francesco ha scelto il 4-2-3-1, trequartista atipico, ovvero incursore galleggiante alle spalle della punta. È così che il belga dà il senso migliore agli strappi che sono il suo marchio della casa: metri di campo davanti, la porta in faccia, muscoli e divisa da assaltatore. Un giocatore così oggi è quasi indispensabile per il calcio di un top club europeo: per il calcio che ha in testa Spalletti, ancora di più.