«La fine del calcio italiano», motivi e colpevoli nel libro di Bellinazzo
●Oggi a Milano la presentazione: con l’autore pure Antonello, Marotta e Fassone
«Il calcio italiano è finito contaminato da quel miscuglio di mecenatismo, nepotismo e familismo amorale che, ostentando i momentanei successi e il potere per il potere, ha avvelenato il Paese impedendo ogni lungimirante e tempestiva spinta verso la modernizzazione». Dopo aver indagato sulle dinamiche del football globale, Marco Bellinazzo resta nei confini nazionali e dà alle stampe «La fine del calcio italiano», libro edito da Feltrinelli proprio alla vigilia del Mondiale che dopo 60 anni ci vede semplici spettatori. Perché siamo fuori da Russia 2018? Come possiamo tornare protagonisti? A queste domande il giornalista de Il Sole 24 Ore risponde attraverso un’analisi rigorosa che passa in rassegna l’ultimo trentennio. E’ un excursus infernale, tra scandali, dissesti finanziari, lotte per le poltrone, illusioni e fiaschi sportivi. Al termine della lettura si avranno le idee più chiare sui motivi di una triste parabola: vantavamo «il torneo più bello del mondo», ora non solo la A è retrocessa al 4° posto ma non abbiamo nemmeno una Nazionale in grado di qualificarsi alla rassegna iridata.
LOTTE DI POTERE Gli anni Duemila, quelli del boom dei diritti tv che trasformano per sempre il pallone, quelli delle spese pazze e del decreto spalma-perdite, sono l’inizio della fine. Era lì che il sistema avrebbe dovuto maturare ed evolversi, come fatto in altri Paesi. La grande occasione mancata, nonostante una pioggia di denaro senza precedenti. Bellinazzo descrive le dinamiche del potere e si sofferma sul ruolo di Capitalia, a un certo punto proprietaria di fatto della Roma e azionista di riferimento della Lazio, finanziatrice di Tanzi e del Parma, di Cecchi Gori e della Fiorentina, di Gaucci e del Perugia. «Nel calcio non aveva conflitti. Solo interessi. Tanti e ben curati». Il ruolo cruciale recitato dal banchiere Cesare Geronzi induce l’autore a identificare la «vera» triade che ha governato il calcio italiano in quell’epoca: lo stesso Geronzi, Franco Carraro e Luciano Moggi, che «assicuravano rispettivamente il controllo sui gangli finanziari, istituzionali e sportivi del football tricolore, con la discreta copertura dei partiti di maggioranza». Poteri che si sgretolano, fino a disegnare nuove governance e a scompaginare gli assetti azionari delle squadre, convertite all’esterofilia. Ora che si è toccato il basso le ricette per ripartire sono tante, ma prima di ogni cosa, come sottolinea Bellinazzo, «è indispensabile una rivoluzione culturale nella mentalità di tutti gli addetti ai lavori». Altrimenti «La fine del calcio italiano» non sarà oggi, ma domani.
PRESENTAZIONE Il libro sarà presentato oggi alle 18.30 a Milano alla libreria Feltrinelli di viale Pasubio 11. Con l’autore interverranno Alessandro Antonello, Beppe Marotta e Marco Fassone, amministratori delegati di Inter, Juventus e Milan, e Stefano Barigelli, condirettore della Gazzetta dello Sport.