La Gazzetta dello Sport

«Patologia al cuore così è morto Astori Si poteva salvare?»

●Il professor Thiene, uno degli specialist­i che ha svolto la perizia: «Serva come esperienza»

- Guglielmo Longhi

Ucciso da una patologia cardiaca, non è morto nel sonno e non fosse stato da solo in camera forse si sarebbe salvato, con il defibrilla­tore o un massaggio cardiaco. La perizia sulla tragedia di Davide Astori, il capitano della Fiorentina scomparso il 4 marzo a Udine, ha consegnato alcune indicazion­i che ora toccherà alla Procura di Firenze confermare per accertare eventuali responsabi­lità. Davide è dunque morto per tachiaritm­ia, conosciuta anche come «morte improvvisa». Non si è potuto stabilire se e come ha cercato di chiedere aiuto, essendo solo in camera, di sicuro non ha provato a usare il telefonino. I due specialist­i che hanno eseguito la perizia, Gaetano Thiene e Carlo Moreschi, hanno dunque confermato che c’era una patologia non accertata dagli esami. La domanda di fondo è: sarebbe stato possibile in qualche modo diagnostic­arla? Ecco perché i due medici hanno scritto nel referto che ora serve il parere di un cardiologo sportivo.

DA STUDIARE «Hic est locus ubi mors gaudet succurrere vitae» (questo è il luogo dove la morte è lieta di soccorrere la vita). Per guardare avanti, il professor Thiene si affida a una citazione latina: «Questo caso deve servire come esperienza, bisognerà studiarlo a fondo. La morte improvvisa è complicata da prevenire, spesso il primo sintomo è anche l’ultimo. Il povero Astori non aveva mai avuto segnali e non è morto sotto sforzo». Servono approfondi­menti per evitare che casi del genere si ripetano. Aggiunge Thiene: «L’ideale sarebbe avere un defibrilla­tore anche negli alberghi».

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Astori è morto il 4 marzo 2018

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