Negligenza: accolta (a metà) la teoria di Nado Italia
●L’agenzia antidoping ha voluto che fosse punita l’atleta in coerenza con altri casi simili che hanno coinvolto atleti italiani
La notizia gli arriva mentre si sta imbarcando sul volo per Trieste, dove stamattina riunirà la Giunta del Coni. Giovanni Malagò non esprime un giudizio sulla sentenza del Tas di Losanna che ha aumentato a dieci mesi la squalifica di Sara Errani, ma si sofferma su tre aspetti: la credibilità del nostro sistema antidoping, la necessità che aveva generato questa brutta storia di avere il giudizio di un «tribunale sovranazionale» e il «doloroso» precedente di Niccolò Mornati, fratello di Carlo, oggi segretario generale del Coni. Non devono essere stati riferimenti casuali, perché, sebbene tra le righe, è chiaro il messaggio che arriva dal presidente del Coni: pur nel rispetto umano che si deve alla ragazza, bene ha fatto la Nado Italia del generale Gallitelli ad andare fino in fondo. Anche perché, al termine di un iter lunghissimo, il Tas ha dato ragione alla nostra agenzia antidoping, accogliendo parzialmente il suo ricorso e quintuplicando la squalifica comminata da Itf, avvicinando in questo modo i 10 mesi della Errani ai 2 anni presi dal canottiere per aver assunto una sostanza della stessa famiglia.
TERZA VIA I procuratori di Nado Italia non sono mai stati convinti che la Errani avesse assunto il letrozolo volontariamente, o con l’intento di aumentare le proprie prestazioni (anche perché è stato dimostrato che la sostanza sull’organismo femminile non produce effetti dopanti). Ma non hanno nemmeno mai creduto alla teoria del tortellino, alle tracce della sostanza contenute nel farmaco anti-tumorale della mamma tenuto sempre in cucina e finite nell’impasto. Hanno sostenuto una terza via: tra il prenderlo volontariamente e ritrovarselo nell’organismo senza nemmeno rendersene conto, può essere capitato che lo abbia preso senza sapere cosa contenesse precisamente, dunque con negligenza. I difensori della Errani sostengono che il ricorso (di 80 pagine) sia stato particolarmente aggressivo, e che la citazione del dottor Del Moral, discusso medico spagnolo con cui qualche anno fa la Errani fece un esame sotto sforzo, sia stata del tutto gratuita. Ma per la Procura di Nado Italia, «negligenza» è la parola chiave. Se assumi un farmaco contenuto in una scatola che ha ben impresso il bollino rosso dell’antidoping (scatola che il procuratore Mario Vigna esibì durante la discussione dell’appello), sei stata negligente. E per rispetto del codice e dei tanti precedenti che hanno colpito altri atleti italiani, meriti 2 anni di squalifica. Esattamente quanto chiesto al Tas. Vista così, sussurrano da Nado Italia, le è andata meglio che ad altri. Sui tempi lunghi del ricorso, l’agenzia antidoping non ha responsabilità. Certamente, la Errani era stata avvisata che se non si fosse autosospesa, avrebbe rischiato di perdere punti e soldi accumulati.