La Gazzetta dello Sport

Fit, Binaghi va all’attacco: «Sentenza iniqua e tardiva»

●La prudenza di Malagò: «Non posso giudicare, tribunale sovranazio­nale»

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Il mondo del tennis non ha tanta voglia di parlare: l’argomento doping è sempre stato tenuto a debita distanza, come qualcosa da cui ci si ritiene immuni, e la squalifica di Sara Errani non fa differenza. Così il silenzio è assordante da parte dei colleghi atleti. Non vuole parlare neanche la capitana di Fed Cup Tathiana Garbin, scioccata dalla sentenza che sente come un’ingiustizi­a. NEUTRALE Parla invece il presidente del Coni Malago ma senza uscire dal suo ruolo e soprattutt­o facendo una precisazio­ne importante: «Errani? Ho già vissuto la vicenda dolorosa di Mornati. Per Sara stiamo parlando della sentenza di un tribunale sovranazio­nale, non posso giudicare, devo dire che il Coni non c’entra nulla. Fino a qualche anno fa il nostro Paese non aveva grande credibilit­à per il giudizio del suo sistema PRESIDENTE FEDERTENNI­S antidoping s- sottolinea il numero 1 dello sport italiano -. Ora, invece, guardano a noi come Paese modello, noi siamo in primissima linea».

ALL’ATTACCO L’unico che non le manda a dire è il presidente della Fit Angelo Binaghi: «ll fatto che il Tas abbia emesso questa sentenza iniqua sei mesi dopo la data che lo stesso organo giudicante aveva annunciato (dicembre scorso) rappresent­a una grave violazione dei diritti dell’atleta che si è vista privata della serenità necessaria a svolgere la sua profession­e di tennista ormai da un anno a mezzo. Il tutto a causa dell’assunzione di una sostanza che lo stesso Tas ha valutato come involontar­ia. Sono convinto che Sara supererà questo momento difficile e la aspettiamo in campo».

«SEI MESI PER IL VERDETTO: VIOLATI I DIRITTI DELL'ATLETA»

ANGELO BINAGHI

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