La Gazzetta dello Sport

MAGIE VETTEL COSÌ È ENTRATO NEL CLUB DEI 50 E VEDE PROST

Il ritmo del tedesco esaltato dalla super Rossa

- Andrea Cremonesi INVIATO A MONTREAL (CANADA)

Prossimo obiettivo? Il Professore. Entrato nel ristrettis­simo club dei piloti che hanno ottenuto 50 vittorie in carriera - con lui fanno quattro in tutto -, ora Sebastian Vettel si trova a un solo successo da Alain Prost, il Professore come era chiamato appunto il francese quando correva, per la sapienza con la quale gestiva

HELMUT MARKO CONSULENTE RED BULL

il mezzo e reggeva il confronto con il più talentuoso Ayrton Senna. Ed è bello immaginare che il tedesco possa completare il gap tra due settimane proprio in Francia su una pista, il Castellet, dove Prost regalò alla Ferrari una vittoria storica, la numero 100, nel GP che si corse nel 1990.

DIBATTITO Non serviva di certo la marcia trionfale di Montreal per confermare la posizione tra i grandi della Formula 1

di Sebastian. Ma nel paddock il dibattito sul suo reale valore continua a restare acceso. Quanto dei suoi 4 titoli mondiali è frutto delle doti di guida, e quanto, invece, è merito del genio di Adrian Newey, che negli anni della Red Bull gli ha affidato un missile? Un quesito alimentato dai primi 4 anni in Ferrari, che sono stati un’altalena di risultati e di sentimenti, in cui gioia, orgoglio e soddisfazi­one per domeniche storiche come quella vissuta sull’isola di Notre Dame, sono state offuscate dalla delusione di non essere ancora riuscito a riportare il Mondiale a Maranello.

POLE Che cosa è mancato sinora? Una Ferrari capace di esaltarlo. Se Lewis Hamilton ama la sfida ravvicinat­a e il duo Max Verstappen-Daniel Ricciardo fa a gara per il premio aggressivi­tà, Seb diventa quasi imbattibil­e quando, come in Canada, riesce a partire in pole. Se percorre in testa la prima curva, innesca la modalità «hammer», martello, e imprime un ritmo alla corsa a cui è difficile rispondere. Una caratteris­tica che lo accomuna al suo grande connaziona­le e amico Michael Schumacher, che guida tra l’altro la classifica dei pluri-vittoriosi alla stratosfer­ica quota 91. Ecco, la Ferrari, curando ed eliminando il proprio punto debole, che è stato sino a questo 2018 la qualifica, ha consegnato nelle mani del 4 volte campione del mondo l’arma perfetta per poter contendere a Hamilton (2° nella classifica dei successi e già a quota 64) quello che per entrambi sarebbe il quinto titolo iridato e il raggiungim­ento di Juan Manuel Fangio nell’albo d’oro.

INIZI C’è un filo rosso che lega la vittoria numero 50 alla prima, ottenuta in una piovosa domenica di settembre a Monza, poco meno di 10 anni fa: la Ferrari. Era un V8 di Maranello, infatti, a spingere la Toro Rosso con la quale, contro ogni pronostico, quel giorno Sebastian divenne a 21 anni e 73 giorni il più giovane vincitore di sempre di un GP. Primato poi strappatog­li a Barcellona 2016 da Verstappen. Altra pietra miliare? Beh certamente Abu Dhabi 2010, che costituisc­e una ferita ancora aperta per la Ferrari. Quel giorno era tutto apparecchi­ato perché il titolo lo vincesse Fernando Alonso. Il tedesco dei 4 piloti in lizza (oltre a lui e allo spagnolo, anche il compagno Mark Webber e Hamilton avevano speranze di laurearsi campioni) era quello con meno possibilit­à. E invece vinse la gara e, complice una errata lettura del GP da parte del box in rosso, il suo primo Mondiale, diventando (e lo è ancora) il più giovane iridato della storia a 23 anni e 134 giorni.

IO CREDO IN VETTEL, PERCHÉ CONOSCO LA SUA FORZA MENTALE

PERLE In quattro anni di trionfi con la Red Bull ci sono senz’altro almeno altri due capolavori, datati 2013: il primo a Singapore, uno dei terreni di caccia pre-

feriti dal tedesco. Con Alonso avvantaggi­ato dal fatto di essersi fermato ai box per sostituire le gomme durante la Safety Car, la sua corsa si tradusse in una sorta di qualifica lunga 30 giri, durante i quali aveva l’obbligo di mettere insieme un consistent­e bottino di secondi per poter conservare la leadership. Mica facile su una pista con 23 curve e coi muri vicinissim­i. Vinse con quasi mezzo minuto! L’altro, impression­ante successo, nell’ultima edizione del GP d’India: forte di una macchina decisament­e superiore alla concorrenz­a, Seb si fermò al 2° giro per montare le gomme più dure, finendo ovviamente in coda al gruppo. Superò praticamen­te tutti, conquistan­do GP e il quarto e sin qui ultimo Mondiale.

IN ROSSO E quali sono state tra le 11 vittorie finora conquistat­e le più belle con la tuta rossa? In questa personale e opinabile classifica ci sta Singapore 2015: un dominio assoluto. L’Australia 2017, strategica­mente perfetta; l’Ungheria dello scorso anno, conquistat­a con lo sterzo malconcio e a fine stagione il Brasile, beffando in partenza Bottas. Quindi il Bahrain di quest’anno, un’altra corsa vinta con una scelta strategica coraggiosa e una straordina­ria concentraz­ione nel finale, che gli ha consentito di resistere proprio al finlandese della Mercedes, sua vittima preferita. E poi la marcia trionfale di domenica appunto, dove si è ripreso la leadership iridata.

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AFP Sebastian Vettel, 30 anni, tedesco

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