Russia, il gol di Putin
Calcio e propaganda Lo «zar» ha investito 12 miliardi nella Coppa
●In vent’anni il Presidente russo ha usato il pugno di ferro ma ha pure ridato benessere e visibilità al Paese. Anche attraverso l’organizzazione dei grandi eventi sportivi
Un poster gigantesco di Messi, un murale che rievoca la Seconda guerra mondiale, il traffico gigantesco, il contrasto tra i palazzoni della periferia e gli edifici ultramoderni del centro. Mosca ti accoglie così ed è quello che ti aspetti da un paese dove l’inizio del Mondiale genera curiosità, ma non vera passione: la nazionale di casa ha limiti enormi e non c’è neppure un Lev Jascin da esibire nella sfilata delle star. Il resto va preso con le molle. Quando sbarchi in Russia, si rischia di raccontare la nazione più grande del mondo – oltre 17 milioni di kmq – con gli occhi di chi si porta dietro una cultura diversa e di guardare dall’alto in basso, con la tipica arroganza occidentale, il gigante delle nevi. La Russia si estende su due continenti, confina con 14 paesi, ha 11 fusi orari, 146 milioni di abitanti, è sesta nel Pil mondiale, ma in quello pro capite scivola al posto numero 69. Un contrasto che spiega già le contraddizioni di una nazione ricca di petrolio, gas naturale e legname: con i primi due tiene sotto scacco l’Europa.
PUTIN Il suo uomo forte è Vladimir Putin, rieletto presidente della federazione il 18 marzo 2018 per la quarta volta: 56.430.712 voti, il 76,69%. E’ uno dei potenti del mondo e il suo ventennio politico, cominciato nel 1998 dopo aver diretto i servizi segreti, è stato segnato da episodi inquietanti: omicidi di giornalisti scomodi, giro di vite sull’informazione, leggi restrittive sui gay del 2013 e, ultima della lista, l’accusa di essere il mandante morale del tentativo di avvelenamento con il gas nervino a Salisbury, in Inghilterra, dell’ex spia Sergei Skripal e della figlia Yulia. C’è però un altro Putin ed è quello dell’economia interna e dell’orgoglio ritrovato. Dal 2000 al 2011 la Russia ha vissuto un boom senza precedenti, con una riduzione del 40% della popolazione collocata sotto il limite della povertà, un aumento dei salari mensili da 80 a 967 dollari e lo sviluppo della classe media: da 8 a 104 milioni. La Russia ha rialzato la testa dopo i difficili anni Novanta, quelli post comunismo. Putin ha fatto ripartire l’economia e risvegliato l’orgoglio di un popolo: dietro alle sue rielezioni non c’è solo il pugno di ferro, ma anche un nuovo benessere e un senso generale di dignità ritrovata.
IL MONDIALE La fiera del calcio s’incastra perfettamente in questo scenario. E’ il terzo grande evento sportivo della Russia putiniana, dopo i mondiali di atletica del 2013 e l’Olimpiade invernale di Sochi del 2014. Quando nel 2010 la Russia ottenne l’organizzazione del campionato iridato, Putin immaginò un approccio diverso alla manifestazione: doveva consacrare la nuova Russia. La storia ha rovinato i suoi piani. Le connessioni con la guerra in Ucraina e l’annessione della Crimea, nel 2014, hanno portato alle sanzioni internazionali varate dall’Unione Europea. L’economia ha cominciato a perdere colpi. L’avvelenamento di Salisbury ha riportato al minimo storico le relazioni con l’Occidente, in particolare con la Gran Bretagna. Putin nel suo discorso di ieri ha puntato solo sull’aspetto sportivo: «La nostra nazionale negli ultimi tempi non ha ottenuto risultati importanti. Nel paese c’è grande attesa: ci aspettiamo tutti una squadra che mostri orgoglio e giochi con dignità, lottando fino alla fine».
DOPING&RAZZISMO Due questioni si pongono alla vigilia del torneo sul versante sportivo: doping e razzismo. Sulla prima, incombe l’Olimpiade di Sochi, intossicata dalla chimica di Stato. La WADA, agenzia mondiale della lotta al doping, tiene sotto stretta sorveglianza la Russia, ma il tema è planetario. Il razzismo è l’altra incognita. Le autorità di Mosca hanno sempre minimizzato il problema, ma le recenti squalifiche internazionali ribadiscono che la xenofobia resta una questione seria. La Russia, con una squadra lontana anni luce dalle big, non coltiva sogni di gloria, ma non può rimediare figuracce di fronte all’occhio del mondo. Il costo totale della manifestazione, in cui i lavori per i 12 stadi rappresentano la parte più consistente, sono lievitati di 600 milioni di dollari rispetto agli 11,2 miliardi previsti. Un film già visto: da Italia 90 a Brasile 2014 c’è una ricca letteratura in materia. Per la propaganda, i politici si affidano spesso agli effetti speciali del calcio. Vladimir Putin, appassionato di judo e di Formula 1, blandito dal presidente statunitense Trump per varare un G3 UsaRussia-Cina, nel cuore del nuovo governo italiano, non è il primo e non sarà neppure l’ultimo.
6°
CONTRADDIZIONE La Russia vanta il sesto Pil mondiale, ma a livello pro capite scivola al 69° posto