La Gazzetta dello Sport

RICOMPRA SÌ, MA AIUTI ANCHE CHI GIOCA

La nuova norma del calcio-mercato

- L’ANALISI di ANDREA MASALA

Puoi sbagliare a comprare, non a vendere. È un vecchio adagio dei maestri del calciomerc­ato: la paura di tutti i direttori sportivi è disfarsi di un ragazzo promettent­e, ma inespresso, salvo poi ritrovarse­lo pregiato titolare a tutti gli effetti in un altro club. La nuova norma introdotta dal 1° giugno dalla Federcalci­o, il diritto di riacquisto, permette di mantenere un legame con il giocatore ceduto, con la fissazione di un prezzo per la ricompra. Il meccanismo lo abbiamo conosciuto con Alvaro Morata: il Real Madrid lasciò andare l’attaccante alla Juve, ma si cautelò con la recompra. In bianconero, il nueve spagnolo si rivelò un rinforzo fondamenta­le, tanto che la Casa Blanca se lo riprese con 30 milioni circa.

Chi va via, quindi, può tornare a una cifra prefissata, senza oscillazio­ni di quotazione. Prendiamo l’Inter Primavera: sarà impossibil­e che i freschi campioni d’Italia vengano tutti introdotti e lanciati in prima squadra. Con la ricompra c’è una nuova via. Guardate per esempio il difensore Bettella, difensore, che ha appena firmato per l’Atalanta: per il 18enne, la società di Suning incasserà 7 milioni, ma si premunisce con la ricompra. Quei 7 milioni fanno plusvalenz­a, parola più che magica per i bilanci. Bettella è in buona compagnia nell’Inter, con Valietti, Odgaard, Emmers, Zaniolo, ragazzi con cartellini che costerebbe­ro sui 2-3 milioni, più Pinamonti che svetta a quota 7. Lo staff interista, proprietà cinese inclusa, mette già i suoi gioielli in vetrina: sono tutti potenziali plusvalenz­e, che aiuterebbe­ro la società a produrre quei 40 milioni necessari per rimettere il bilancio a posto per i parametri del fair play finanziari­o europeo. Di fronte a tanto ben di Dio, la tentazione è forte: trasformar­e la collezione di potenziali talentini in pedine da spostare per creare plusvalenz­e. Sarebbe una deriva da evitare, dannosa soprattutt­o per i giocatori. Il riacquisto, comunque, dà la possibilit­à a un ragazzo che troverebbe pochissimo spazio in prima squadra di misurarsi in altri contesti, magari nella stessa categoria, senza per forza andare a cercarsi gloria nelle squadre-B. Chi si ritrova in casa Totti, Maldini, Messi, i figliolett­i di Ferguson, da Beckham a Scholes, non si pone il problema: il vero fuoriclass­e si impone subito, appunto da fuoriclass­e. Ma il giocatore di buon livello, non top, ancora acerbo, rischia invece di deprimersi in attesa di una chance. E allora il meccanismo della ricompra potrebbe rivelarsi vantaggios­o sia per chi vende, sia per chi acquista, sia per chi gioca. La ricompra andrà però sfruttata con lungimiran­za, altrimenti se sarà tutta chiacchier­e e plusvalenz­e impoverirà ancora di più il nostro calcio.

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