Fassone: «Nyon ricordi i precedenti» Ma resta pessimista
●L’a.d.: «Galatasaray e Dinamo Mosca escluse però i loro casi erano molto più gravi del nostro»
«IL MERCATO PARTIRÀ APPENA CONOSCEREMO LA SENTENZA»
MARCO FASSONE A.D. MILAN
Marco Fassone ha un trolley con dentro il lavoro degli ultimi due giorni: ieri all’alba, lunedì pomeriggio e sera la delegazione rossonera ha lavorato a Ginevra – 23 chilometri da qui – alla memoria difensiva. L’a.d. era il capo coalizione: è stato il primo a infilarsi negli uffici dell’Uefa, il primo a spuntarne fuori e il primo (e unico) a sbilanciarsi. Fassone conosce bene il palazzo a vetri di Nyon e non solo per averlo frequentato da amministratore delegato rossonero. Qui era già stato da direttore generale dell’Inter e qui, come dirigente nerazzurro, aveva ricevuto l’ok al Settlement Agreement. Il precedente è tornato utile al dossier della difesa: allora nessun componente della corte chiese specifiche informazioni sul patrimonio personale e aziendale di Thohir; ieri Fassone ha chiesto che le circostanze potessero ripetersi: un conto è Mr Li, un altro il club. L’a.d. lo ha ribadito nelle due ore e dieci di audizione: una partita comprensiva di supplementari e rigori, in cui la squadra rossonera ha cercato il catenaccio consapevole della forza avversaria.
Siete consapevoli o rassegnati?
«Confesso, non siamo ottimisti. Ma ho anche imparato a non esprimere più sensazioni. In generale, dopo due ore abbondanti di audizione, ne usciamo con la certezza di essere stati almeno ascoltati. La commissione si è presa il tempo per capire e giudicare: se la sentenza era già chiara potevano dircelo subito o farci tornare nel pomeriggio. Invece restiamo in attesa».
L’accusa chiede un anno di sospensione dalle coppe. Possibile che la camera giudicante alleghi pene accessorie?
«Peggio di un anno senza coppe tenderei a escluderlo. Hanno il tempo di valutare bene il caso e per fare tesoro di quanto abbiamo espresso verbalmente e per iscritto».
Cos’è che avete detto e scritto?
«Quello che noi chiediamo è soprattutto che il club sia valutato in coerenza con le decisioni che sono state prese per altre società negli anni del Financial Fair Play, ormai ci sono decine di casi. E devo dirlo: abbiamo un po’ la sensazione che rimandare il nostro caso all’ Adjudicatory Chamber sia già differente rispetto a come sono stati trattati altri casi. Faccio due esempi: Dinamo Mosca e Galatasaray. Entrambi sono stati esclusi dall’Europa ma per condizioni molto diverse dalla nostra. La Dinamo aveva bilanci talmente negativi che era inutile anche una discussione dei fatti. Al Galatasaray era stato concesso il Settlement e non aveva in seguito rispettato i paletti imposti. Il Milan è in tutt’altra situazione».
Resta la possibilità di appello al Tas: la state già contemplando?
«Se valuteremo come eccessivamente penalizzante la decisione, la strada dell’appello sarà possibile. Altrimenti il contrario: ricordo che questa corte ha ampia facoltà di scelta, c’è una ricca gamma di possibili soluzioni-punizioni».
Eventualmente vi presenterete con la carta nuovo socio pronta per essere calata?
«Non posso dire o meno se c’è stata una accelerazione perché sono fatti che riguardano l’azionista. In questa sede abbiamo scelto di parlare di fatti certi, non di supposizioni o congetture. Con lo stesso metro speriamo di essere giudicati».
Il mercato quando partirà?
«Appena conosceremo la sentenza, che in un caso o nell’altro può modificare la disponibilità di budget che avremo a disposizione. C’è un piano A e c’è un piano B, Mirabelli sta lavorando dietro le quinte per non farci trovare impreparati».