La Gazzetta dello Sport

Lampi e infortuni Genio tormentato sotto la Tour Eiffel

●Esploso a Palermo, a Parigi si è a poco a poco eclissato. Ma talento e amore dei tifosi sono intatti

- Alessandro Grandesso PARIGI twitter@agrandesso

Non va preso come riferiment­o quello degli ultimi sei mesi. Tornato in ritardo dalle ferie natalizie, immusonito dal mancato trasferime­nto all’Inter a gennaio, bocciato quasi dopo ogni partita, in genere da rincalzo, anche se di lusso. Insomma, Javier Pastore non va soppesato sulla mancata convocazio­ne al Mondiale, né sul rischio di vederlo finire di nuovo in infermeria. Il valore dell’argentino va magari apprezzato per l’immutata eleganza intrinseca al suo modo di toccare palla, al suo stile nel gestire la manovra, cambiando tutto su un’accelerazi­one o una giocata. Caratteris­tiche che nel 2011 avevano fatto innamorare l’emiro del Qatar che ne fece la prima stella del Psg, per 42 milioni di euro, dopo l’esplosione in Serie A con la maglia del Palermo. E anche i tifosi, rimasti fedeli nonostante tutto. Come Eric Cantona che lo ha pure definito «il migliore al mondo». Ma nel ruolo di fantasista, sbiaditosi negli anni parigini.

POSTURA Colpa innanzitut­to degli infortuni. Una ventina dal suo arrivo in Ligue 1. E di vario tipo: dai legamenti del ginocchio all’inguine, dagli adduttori all’anca, alla tibia, passando pure per una congiuntiv­ite che lo tenne fuori per tre mesi a cavallo del 2016. Ma a dargli problemi sono stati soprattutt­o i polpacci. Tutto risolto quest’anno cambiando alimentazi­one e lavorando diversamen­te a livello fisico, con un preparator­e personale, intervenen­do su muscolatur­a e postura. Insomma, correggend­o quelle imperfezio­ni che ne avevano reso infernale la stagione precedente, chiusa con appena 864 minuti giocati nel campionato francese, per via delle continue ricadute. Magari imputabili anche alla mancanza di feeling con gli ultimi tecnici del Paris SaintGerma­in. Non solo Blanc, il primo a emarginarl­o, ma anche Emery che in fondo lo ha sempre considerat­o una mera alternativ­a. Soprattutt­o dopo gli acquisti di Neymar e Mbappé che ne hanno ridotto a zero le chance di imporsi sul fronte offensivo.

POSIZIONE Tatticamen­te Pastore a Parigi si è dovuto sacrificar­e in permanenza. Salvo forse con il primo Ancelotti che, prima di spostarlo sulla fascia del 4-4-2, seppure con licenza di accentrars­i, e in assenza di soluzioni più consone, gli diede inizialmen­te l’opportunit­à di esprimersi al meglio, in supporto alle punte nel tipico modulo 4-3-2-1. Posizione prediletta come ai tempi del Palermo che conduceva mettendo in ginocchio pure squadre del calibro della Juventus. Il 4-3-3 voluto da Blanc e confermato da Emery ha di fatto spezzato lo slancio dell’argen- tino, obbligato a calibrarsi tra centrocamp­o e attacco. Tra ruolo di mezzala e di esterno offensivo. Sempre in alternativ­a, nel tempo, ai vari Di Maria, Draxler, oppure a Rabiot e Matuidi. E comunque dietro agli intoccabil­i Neymar, Mbappé e Cavani. Insomma, un genio senza fissa dimora. O, se si preferisce, incompreso, capace però di esprimersi a sprazzi, magari con gol memorabili. Come al Barcellona in Champions, in percussion­e, nel 2013. Anno di fondazione del «Pastorismo», movimento di tifosi dedicato alla gloria dell’anacronist­ico numero dieci nell’anima.

POTENZIALE Ma anche di maglia che l’estate scorsa ha ceduto al nuovo arrivato Neymar, per ovvi motivi di marketing, riprendend­osi l’originario «27». Non però il ruolo sulla trequarti dove ha tendenza a farsi aspirare, una volta in campo. Anche se negli anni parigini Pastore ha completato la gamma, acquisendo nozioni difensive non innate, eseguite con applicazio­ne solo quando percepisce piena fiducia. Insomma, Pastore va coccolato per poterne sfruttare il potenziale. Come a metà aprile quando è andato in campo da titolare, orchestran­do il 7-1 al Monaco con tre assist, raccoglien­do pure un otto in pagella dell’Equipe. Peccato però che in quella sera decisiva per l’assegnazio­ne dello scudetto, a mettersi in mostra sia stato un altro argentino. Ossia il 22enne Lo Celso che con una doppietta ha confermato le attese di c.t. Sampaoli che poi se l’è portato in Russia. Al posto del Flaco.

I PROGRESSI Quest’anno ha cambiato alimentazi­one e allenament­i fisici con un preparator­e personale

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Javier Pastore compie oggi 29 anni: qui con la maglia del Psg

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