Lampi e infortuni Genio tormentato sotto la Tour Eiffel
●Esploso a Palermo, a Parigi si è a poco a poco eclissato. Ma talento e amore dei tifosi sono intatti
Non va preso come riferimento quello degli ultimi sei mesi. Tornato in ritardo dalle ferie natalizie, immusonito dal mancato trasferimento all’Inter a gennaio, bocciato quasi dopo ogni partita, in genere da rincalzo, anche se di lusso. Insomma, Javier Pastore non va soppesato sulla mancata convocazione al Mondiale, né sul rischio di vederlo finire di nuovo in infermeria. Il valore dell’argentino va magari apprezzato per l’immutata eleganza intrinseca al suo modo di toccare palla, al suo stile nel gestire la manovra, cambiando tutto su un’accelerazione o una giocata. Caratteristiche che nel 2011 avevano fatto innamorare l’emiro del Qatar che ne fece la prima stella del Psg, per 42 milioni di euro, dopo l’esplosione in Serie A con la maglia del Palermo. E anche i tifosi, rimasti fedeli nonostante tutto. Come Eric Cantona che lo ha pure definito «il migliore al mondo». Ma nel ruolo di fantasista, sbiaditosi negli anni parigini.
POSTURA Colpa innanzitutto degli infortuni. Una ventina dal suo arrivo in Ligue 1. E di vario tipo: dai legamenti del ginocchio all’inguine, dagli adduttori all’anca, alla tibia, passando pure per una congiuntivite che lo tenne fuori per tre mesi a cavallo del 2016. Ma a dargli problemi sono stati soprattutto i polpacci. Tutto risolto quest’anno cambiando alimentazione e lavorando diversamente a livello fisico, con un preparatore personale, intervenendo su muscolatura e postura. Insomma, correggendo quelle imperfezioni che ne avevano reso infernale la stagione precedente, chiusa con appena 864 minuti giocati nel campionato francese, per via delle continue ricadute. Magari imputabili anche alla mancanza di feeling con gli ultimi tecnici del Paris SaintGermain. Non solo Blanc, il primo a emarginarlo, ma anche Emery che in fondo lo ha sempre considerato una mera alternativa. Soprattutto dopo gli acquisti di Neymar e Mbappé che ne hanno ridotto a zero le chance di imporsi sul fronte offensivo.
POSIZIONE Tatticamente Pastore a Parigi si è dovuto sacrificare in permanenza. Salvo forse con il primo Ancelotti che, prima di spostarlo sulla fascia del 4-4-2, seppure con licenza di accentrarsi, e in assenza di soluzioni più consone, gli diede inizialmente l’opportunità di esprimersi al meglio, in supporto alle punte nel tipico modulo 4-3-2-1. Posizione prediletta come ai tempi del Palermo che conduceva mettendo in ginocchio pure squadre del calibro della Juventus. Il 4-3-3 voluto da Blanc e confermato da Emery ha di fatto spezzato lo slancio dell’argen- tino, obbligato a calibrarsi tra centrocampo e attacco. Tra ruolo di mezzala e di esterno offensivo. Sempre in alternativa, nel tempo, ai vari Di Maria, Draxler, oppure a Rabiot e Matuidi. E comunque dietro agli intoccabili Neymar, Mbappé e Cavani. Insomma, un genio senza fissa dimora. O, se si preferisce, incompreso, capace però di esprimersi a sprazzi, magari con gol memorabili. Come al Barcellona in Champions, in percussione, nel 2013. Anno di fondazione del «Pastorismo», movimento di tifosi dedicato alla gloria dell’anacronistico numero dieci nell’anima.
POTENZIALE Ma anche di maglia che l’estate scorsa ha ceduto al nuovo arrivato Neymar, per ovvi motivi di marketing, riprendendosi l’originario «27». Non però il ruolo sulla trequarti dove ha tendenza a farsi aspirare, una volta in campo. Anche se negli anni parigini Pastore ha completato la gamma, acquisendo nozioni difensive non innate, eseguite con applicazione solo quando percepisce piena fiducia. Insomma, Pastore va coccolato per poterne sfruttare il potenziale. Come a metà aprile quando è andato in campo da titolare, orchestrando il 7-1 al Monaco con tre assist, raccogliendo pure un otto in pagella dell’Equipe. Peccato però che in quella sera decisiva per l’assegnazione dello scudetto, a mettersi in mostra sia stato un altro argentino. Ossia il 22enne Lo Celso che con una doppietta ha confermato le attese di c.t. Sampaoli che poi se l’è portato in Russia. Al posto del Flaco.
I PROGRESSI Quest’anno ha cambiato alimentazione e allenamenti fisici con un preparatore personale