La Gazzetta dello Sport

DA RAFINHA AL NINJA LA FILOSOFIA È CAMBIATA

- Di ANDREA ELEFANTE

Forse erano destinati a «incrociars­i» di nuovo, ma stavolta sicurament­e sarà meno indolore di quella sera del settembre 2015 all’Olimpico, RomaBarcel­lona, quando un duro ma involontar­io fallo del belga mandò in frantumi il crociato del brasiliano. Al di là di similitudi­ni (poche) e differenze (molte) fra i due giocatori, il passaggio di consegne Rafinha-Nainggolan è simbolico di una svolta «filosofica» nel progetto interista. Ovviamente agevolata da una diversa, pur se ancora limitata, autonomia gestionale anche dal punto di vista delle disponibil­ità economiche del club. Rafinha è centrocamp­ista duttile come Nainggolan, però più tecnico e meno fisico. Sintetizza­ndo ulteriorme­nte: più ricamo che strappo, più uno contro uno e scarico che porta in testa e squadra caricata sulle spalle. Ma soprattutt­o: Rafinha è stato emblema – anche positivo, nel suo caso – dell’estemporan­eità, per non chiamarla fantasia, del mercato dell’Inter. Del suo bisogno, più che volontà, di una soluzione in corsa per rafforzare la squadra, con rapporto qualità-prezzo compatibil­e con le possibilit­à. Nel momento più buio dell’Inter, il brasiliano è stato anche uno dei suoi rari bagliori, ma era una luce provvisori­a, erano watt a tempo. Nainggolan può diventare l’immagine, anzi l’uomo immagine, del nuovo progetto Inter: preso a giugno e non a gennaio, fortemente voluto dall’allenatore, giocatore totem per carattere. Non sarà un’Inter costruita su di lui, ma gli girerà molto intorno: per scelta, non per necessità.

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