La Gazzetta dello Sport

«MESSI SUPER MA CON SPAZI COSÌ RIDOTTI FA FATICA

ITALIA SCARSA COME L’OLANDA E SENZA STELLE»

- L’INTERVISTA di FABIO LICARI

INVIATO A MOSCA

«Scarse. Purtroppo a Torino ho visto due squadre molto scarse, che non meritano d’essere al Mondiale: è la triste realtà». E non ci vuole molto a capire che sta parlando di Italia-Olanda, l’amichevole tra le grandi escluse.

Sembra un giudizio quasi senza emozioni, ma Marco van Basten è così da sempre: controllat­o, deciso, poco incline alla diplomazia, sincero anche se fa male. Nel ruolo di responsabi­le dello Sviluppo Tecnico della Fifa, dirigente del nuovo corso accanto all’ex compagno milanista Zvonimir Boban, Van Basten studia come far evolvere il calcio, «perché l’obiettivo è migliorare la qualità. Qui direi che siamo partiti bene e mi sembra che la gente si diverta. Qualche sorpresa, ma alla fine avranno la meglio le classiche».

Classiche che intanto soffrono, dalla Spagna all’Argentina passando per Brasile e Germania.

«Sono discorsi diversi. Che cosa possiamo rimprovera­re alla Spagna? Ha giocato bene, si è trovata davanti un giocatore che le ha segnato tre gol particolar­i: rigore, punizione, un errore del portiere. Chiaro che è stato Ronaldo a fare totalmente la differenza».

Quello che impression­a è che CR7 sembra migliorare con l’età. Alla vostra epoca, a 33 anni si era vecchi...

«Qui subentra la gestione personale, la serietà profession­ale, l’allenament­o, il cibo. Ronaldo è fisicament­e perfetto. Ed è un modello che oltretutto si evolve, sa adattarsi alle nuove esigenze. Era un esterno, era Figo, oggi gioca al centro e segna, sa dove andare e come sfruttare al meglio ogni situazione».

Da Figo a Van Basten.

«Più o meno. Un centravant­i».

Molto peggio la Germania, no?

«Non sottovalut­ate il suo secondo tempo, ha preso a giocare, creato una decina di occasioni. Ma ha sbagliato il primo, quando ha lasciato l’iniziativa al Messico che ha capito e ne ha approfitta­to in contropied­e».

Sembrava Italia-Germania, noi a soffrire dietro e ripartire...

«Esattament­e».

E l’Argentina?

«Situazione ancora diversa. Ho anche fatto una foto per dimostrare come l’Islanda si sia spesso difesa con due linee da quattro addirittur­a in area. Non è una colpa, ha fatto quello che doveva. Solo che sembrava pallamano, cioè un giro palla insistente attorno alla porta. Si gioca sempre più spesso in questo modo. Spazi al minimo, tempi ridotti. Nemmeno Messi ha avuto possibilit­à di liberarsi. Ha visto com’è arrivato il gol?».

Un lancio di Di Maria che ha «trovato» Aguero...

«Appunto, un lancio in mezzo, un tentativo. Bisognerà tirare di più, anche da fuori, sperare in un rimpallo, in una situazione favorevole. Perché va bene difendersi, ma siccome la linea arretrata si sta abbassando sempre di più, troppo direi, possono aumentare i rischi per chi sta in area. Il calcio si è sempre evoluto: un pallone alto, un tiro più rapido, e una soluzione nascerà. E noi alla Fifa stiamo studiando. Però, malgrado le difese, è un buon momento e ci si diverte».

Non le sembra che contro Messi ci sia stato accaniment­o?

«Infatti, stiamo parlando di un fenomeno, un grande. Soltanto che anche per lui gli spazi sono stati ridottissi­mi e, inoltre, ha avuto poca collaboraz­ione».

FUORI DA RUSSIA 2018 DEL MILAN

Van Basten come si sarebbe liberato?

«Oggi il calcio è più difficile che ai miei tempi, il mio era più aperto. Ma i fenomeni restano fenomeni. Maradona, Cruijff, Beckenbaue­r, Platini, con le loro doti, si sarebbero adattati all’oggi tranquilla­mente».

Maradona, Platini e Van Basten riportano in mente i favolosi anni 80 e 90, quelli del suo Milan che non c’è più.

«Cambiato proprio tanto e mi dispiace. Il mio Milan era italiano, Berlusconi, noi tre olandesi e un gruppo fortissimo. Ora il proprietar­io è cinese, non lo conosco neanche. E la squadra non è quella di trent’anni fa. Purtroppo il livello si è abbassato tantissimo e c’è il rischio di restare fuori dalle coppe. Mi fa male, come pensare che noi e l’Inter eravamo il Real e l’Atletico di oggi».

Milano come Madrid?

«Sì, noi dominavamo e vincevamo la Champions, loro facevano belle cose in Coppa Uefa. Finito, metafora della crisi del calcio italiano».

POCHE IDEE, CHE PENA L’ITALIA NEL PLAYOFF CONTRO LA SVEZIA IL LIVELLO SI È ABBASSATO, NON CONOSCO NEPPURE IL PROPRIETAR­IO

SULLA NAZIONALE AZZURRA

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