La Gazzetta dello Sport

Seconda sorpresa: il Giappone approfitta della Colombia in 10

●L’ex viola Sanchez espulso al 3’, ma solo nel finale gli asiatici vincono la sfida

- Pierfrance­sco Archetti INVIATO A MOSCA

Per il calcio la principess­a Takamado, vedova del cugino dell’imperatore Akihito, ha viaggiato fino a Saransk, capitale della repubblica dei Mordvini; era vestita di blu come i suoi giocatori, e ha portato fortuna. Poi le hanno parlato di vittoria storica, perché è la prima volta che un’asiatica batte una sudamerica­na alla Coppa del Mondo, e lei forse pensava che bastasse la sua presenza su questo suolo a far parlare la storia, invece il calcio l’ha superata. Per spiegare: era dal 1916 che un membro della casa imperiale giapponese non metteva piede in Russia. Ci sono in ballo dispute, isole ancora contese, tanto che un trattato di pace dopo la Seconda guerra mondiale non è stato mai firmato. Dopo il 2-1 alla Colombia, il Giappone è davanti nel girone, con il Senegal. Se dovessero incontrars­i nel torneo russi e giapponesi, potrebbe essere l’occasione per mettere a un tavolo le diplomazie.

I DUE SANCHEZ Anche la Colombia ha mischiato calcio e politica in questi giorni: a causa delle elezioni presidenzi­ali, hanno portato le tv nei seggi per poter vedere anche il Mondiale. Partire con un successo avrebbe migliorato la popolarità del neoeletto Ivan Duque: sappiamo come i tweet di compliment­i si sprechino quando una vittoria sportiva viene abbracciat­a dai politici. Invece i colombiani non hanno fatto i conti con Carlos Sanchez, centrocamp­ista della Fiorentina mandato in prestito all’Espanyol e adesso rientrato ma in attesa di sistemazio­ne. Dopo due minuti e 56 secondi è stato espulso per una parata su tiro di Kagawa. Il danno era stato compiuto da un altro Sanchez, Davinson, imbambolat­o su una fuga di Osako; il portiere Ospina ha respinto il primo tiro, il sostituto portiere Carlos ha allargato il braccio sul secondo. Non è riuscito a dominare l’istinto, entrando così nelle statistich­e come primo rosso a Russia 2018 e secondo più veloce della storia della Coppa. Il primato è dell’uruguaiano Batista, cacciato dopo 54 secondi per un calcio allo scozzese Strachan, a Messico ’86. Rivisto adesso, non sembra così terribile.

I MOTIVI

La Colombia è passata subito da 4-2-3-1 a 4-4-1, ma a Pekerman è sembrata fragile in mezzo. Così ci ha rimesso Cuadrado: quando lo juventino si stava abituando al colore dei capelli arancio-spritz di Nagatomo, suo rivale diretto, il c.t. l’ha tolto per rinforzare il centro con Barrios, allargando il trequartis­ta Quintero a destra. Proprio l’ex Pescara ha pareggiato al 39’ tirando sotto la barriera una punizione che l’arbitro Skomina aveva regalato a Falcao. Ma nella seconda parte il Giappone, 4-2-3-1 con la staffetta Kagawa-Honda, ha trovato coraggio aumentando il possesso ed entrando dai lati, soprattutt­o il destro con Sakai. Pekerman però sull’1-1 ha provato l’azzardo mettendo James Rodriguez (in panchina per problemi al polpaccio) e Bacca: quasi 4-2-3 in offensiva, anche in 10. Magari gli ingenui giapponesi si buttavano ancor più in avanti, lasciando spazio. Invece la Colombia è stata stesa su corner, con un colpo di testa di Osako, attaccante appena passato dal Colonia al Werder. Il mese scorso venne presentato a Brema e disse: «Al Mondiale dovremo vincere la prima partita». Un profeta: la principess­a gli sarà grata.

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Il gran gol di testa di Yuya Osako che dà la vittoria al Giappone AFP

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