Ronaldo & friends
Un gruppo devoto dietro al fenomeno Il Portogallo come l’Argentina dell’86? Maradona vinse il Mondiale senza stelle a fianco ma con una squadra unita che giocava tutta per lui. Cristiano ha la stessa situazione e un buon tabellone
INVIATO A MOSCA
«Nunca vi um jogador ganhar sozinho»,
taglia corto Fernando Santos: non ho mai visto un giocatore vincere da solo, ma il ricordo di Maradona dell’86 potrebbe indurre il c.t. a rivedere la teoria. Il Maradona più Dieguito di sempre si prese quasi da solo la coppa del mondo in Messico, affiancato da Valdano, dall’artigiano qualificato Burruchaga e da un gruppo solidissimo di non-stelle. E comunque Pepe smentisce in tempo reale il suo c.t.: «Spero sia il Mondiale di Ronaldo, sarebbe un buon segnale per noi». Non sono ammessi paragoni tra quell’Argentina e questo Portogallo, ma l’immagine, con tutto il rispetto, regge. Un gruppo attorno al suo fenomeno che sfrutta ogni situazione, trascina psicologicamente, fa sentire invincibili. Sembra invincibile lui stesso.
NUOVA FILOSOFIA
Ronaldo e i suoi fratelli minori è il film che si sta girando qui in Russia, in un Mondiale nel quale le sorprese continuano, dal Giappone al Senegal, minacciando di riscrivere la storia. Lo stravolgimento dei risultati può disegnare un tabellone squilibrato e imprevedibile, con tutte le presunte forti da un lato e il Portogallo (con il Belgio) dall’altro. Che siano poi discorsi d’inizio Mondiale, o una precisa tendenza, Portogallo-Marocco offrirà risposte più precise. Non che Ronaldo possa permettersi di giocare al pareggio, col rischio di uno playoff all’ultimo contro l’Iran. Ma di sicuro al Marocco un punto non basta e questa è una situazione che può favorire i portoghesi: dall’Europeo a oggi, il cambio ideologico è stato abbastanza deciso, meno svolazzi, possesso e palleggio, ma tanta solidità, difesa e contropiede, senza vergognarsi di saltare la mediana e verticalizzare per Ronaldo, «sozinho», solo, come dice Santos, ma come se fossero tre.
OLTRE PUSKAS?
Ronaldo che, rispettando la regola secondo cui non trascorrono 90’ senza un suo gol, potrebbe staccare il simbolo dei goleador: lui e Puskas, fenomeno della grande Ungheria, condividono infatti il secondo posto nella classifica dei marcatori di tutte le nazionali. Al primo, l’iraniano Ali Daei, a 109. Loro sono affiancati a 84. Farebbe effetto staccare Puskas, al cui nome è dedicato il premio Fifa per il miglior gol dell’anno, istituito nel 2009 e, che strano, assegnato subito a CR7. Calcisticamente diversi – Puskas era il «10» di quella nazionale, affiancato da Kocsis, e con Hidegkuti tra i primi «falsi nueve» della storia, Ronaldo un’ala offensiva diventata centravanti di movimento – i due sono accomunati dal senso sublime del gol.
I «FRATELLI»
Puskas però aveva ben altri compagni. Quelli di Ronaldo sono buoni giocatori, una classe media di qualità, nessuno al top nel suo ruolo. Ma hanno realizzato quell’alchimia che moltiplica, e non somma semplicemente, il loro valore. Cominciando dalla difesa dove, se Rui Patricio conferma la tradizione lusitana, non è che Pepe abbia un collega (Fonte) da Pallone d’oro. E anche gli esterni bassi, con la Spagna, hanno dato impressione modesta: meglio Guerreiro a sinistra che Cedric a destra, in una zona dove non avrebbe sfigurato Cancelo, non convocato. Anche in mezzo stesso discorso: Moutinho è buon regista, Carvalho utilissima diga tattica alla Busquets, anche se meno decisiva nella manovra. Non si vedono top player.
SILVA E IL GRUPPO
Il Burruchaga di Ronaldo potrebbe essere Bernardo Silva, trequartista, City, che nel calcio moderno viene spesso confinato sulla fascia dove col suo fisico un po’ soffre, com’è stato con la Spagna. Ma è proprio Silva uno dei
CRISTIANO BATTERA’ IL MIO RECORD MA CI VORRÀ TEMPO
ALI DAEI EX CALCIATORE IRAN
simboli di questo Portogallo nel quale le individualità si annullano per l’interesse collettivo. Silva sarebbe un trequartista, un esterno offensivo, ma contro la Spagna la fotografia tattica lo mostra il più arretrato (a parte Pepe e Fonte). Grafico che spiega più di mille parole: i due centrali, una linea di 7 quasi paralleli, e Ronaldo avanzato ma più «tornante» che nel Real. Anche Bruno Fernandes, che starebbe bene in mezzo, dovrebbe cedere il posto al più appropriato Joao Mario a sinistra. E davanti, infine, André Silva sembra chiamato a fare il Valdano del divino CR7, contro gli spagnoli alla 51° tripletta della carriera (la 51° del Mondiale). Il Mondiale dei fenomeni, dei gruppi organizzati, o di Ronaldo e il suo «gruppo» di fratelli?