La Gazzetta dello Sport

Tabarez e l’Uruguay unito: se vince oggi è agli ottavi

●Il Maestro esalta la forza del Paese: «Da noi pure le strisce pedonali fanno il tifo»

- Filippo Maria Ricci INVIATO A ROSTOV SUL DON (RUS) @filippomri­cci

(4-4-2) (4-5-1)

Guardi Oscar Tabarez lottare e ti viene voglia di sollevare il mondo. Lo pensiamo noi, figuratevi i suoi giocatori. Lo vedi lì con i suoi 71 anni, un’odiosa malattia degenerati­va, la stampella che lo aiuta a superare i tre scalini del tavolo della conferenza stampa che sembrano il tetto d’Europa e non puoi non pensare che la sua lotta ispira, trascina, è esemplare. Ed è un omaggio al calcio, perché quando chiedemmo al suo capitano Godin se per caso Tabarez non dovesse mollare la panchina il centrale insorse: «Neanche per scherzo! Il suo esempio è la nostra forza».

DUE CAMBI Una volta scalato il suo piccolo Everest, il Maestro si siede e quando parla quella sensazione di carisma, di saggezza, di passione per il calcio si gonfia ancora di più e si diffonde felice. L’Uruguay è l’unica nazionale sudamerica­na ad aver vinto nel primo turno. Oggi affronta l’Arabia Saudita maltrattat­a dalla Russia nella gara che ha alzato il sipario sul Mondiale. Una vittoria la proiettere­bbe agli ottavi con un turno di anticipo. Tabarez cambierà i due esterni, dentro Sanchez e il Cebolla Rodriguez, e festeggerà le 100 partite di Muslera e Luis Suarez in nazionale: «Come passa il tempo…». FILO RIALLACCIA­TO Il Maestro ha parlato a lungo del filo che è riuscito a riallaccia­re dell’identità nazionale legata al calcio, partendo dalla soddisfazi­one che gli ha generato la visione di un video girato in una scuola di Montevideo, coi bambini che festeggian­o entusiasti il gol di Gimenez che è valso la vittoria sull’Egitto. «In Uruguay, per il Mondiale, scuole e università sospendono le lezioni quando gioca la nazionale, il Paese è biancazzur­ro, pure le strisce pedonali. Se vinciamo qualche altra partita come facemmo in Sudafrica mi scriverann­o signore di 80 anni dicendomi che odiavano il calcio e che ora dopo una vittoria della nazionale hanno voglia di scendere in strada ed abbracciar­e il primo sconosciut­o. Eravamo una potenza del calcio all’inizio del secolo scorso, poi per differenti ragioni il filo che univa le generazion­i alla nostra storia è stato spezzato. Oggi quel filo è stato riallaccia­to». L’Uruguay si aspetta un gran Mondiale Il Maestro glielo vuole regalare.

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Oscar Tabarez, 71 anni GETTY

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