La Gazzetta dello Sport

Dalla fame all’orgoglio Lukaku, gol pieni di rabbia

- Filippo Maria Ricci INVIATO A ROSTOV SUL DON

«Quando avevo 11 anni giocavo nel Lierse e una volta il padre di un avversario non voleva farmi entrare in campo. “Quanti anni hai? Di dove sei? Fammi vedere i documenti!”, diceva. Come di dove sono! Sono di Anversa! Sono belga!».

LATTE TAGLIATO Prima della doppietta contro Panama, Romelu Lukaku ha pubblicato un magnifico racconto autobiogra­fico su Players’

Tribune. Parla di povertà, di fame vera e di fame sportiva, di emigrazion­e e di sentimento nazionale. Il padre è stato un buon calciatore zairese. Però non è stato altrettant­o brillante con la gestione economica e così la signora Lukaku doveva tagliare il latte con l’acqua per farselo bastare. Il piccolo Romelu guardava, capiva, schiumava rabbia. E fece una promessa: «Papà a quanti anni hai iniziato a guadagnare col calcio? “A 16”. Bene, lo farò anche io. Dobbiamo resistere fino ad allora, poi ci penso io». Promessa mantenuta.

IN MISSIONE Al momento di scegliere la nazionale, Romelu non ha avuto dubbi: «Volevo essere il miglior giocatore nella storia del Belgio. Non uno bravo. Non un grande. Il migliore. Giocavo con tanta di quella rabbia che volevo uccidere. A cominciare dal bambino figlio di quel padre. Non tiravo di fino, colpivo con tutta la forza che avevo, volevo spaccare la porta. Ero in missione. Quando avevo 12 anni ho segnato 76 gol in 34 partite e li ho fatti indossando le scarpe di mio padre. Bucate. Non avevamo un soldo, a casa non c’era la tv a pagamento. Mi sono perso 10 anni di Champions. Quando ho firmato il primo contratto con l’Anderlecht, a 16 anni, sono andato a comprare la tv e la Playstatio­n».

IL DISTINGUO

La carriera è andata avanti bene. «Sì, ma per un sacco di tempo se segnavo ero Lukaku, l’attaccante belga. Se sbagliavo ero Lukaku, l’attaccante belga di origini congolesi. Se non ti piace come gioco, ok. Però io sono nato in Belgio, sono cresciuto ad Anversa, Liegi e Bruxelles. Sognavo di giocare con l’Anderlecht, di essere come Vincent Kompany. Quando parlo mischio lingue diverse, sono belga. Come i miei compagni, siamo tutti belgi anche se abbiamo origini diverse. Ed è questo che rende figo il nostro Paese. Non so perché c’è gente che mi vuole male. Questa per me è la seconda Coppa del Mondo, ed è ancora meglio della prima perché sono qui con mio fratello Jordan. Mi piacerebbe poter fare un’ultima chiamata a mio nonno per raccontarg­lielo e dirgli che non si deve più preoccupar­e per sua figlia, che stiamo bene, che non ci sono i topi in casa e che nessuno dorme per terra».

SEGNIAMO E NON PRENDIAMO GOL: POSSIAMO ANDARE OLTRE I QUARTI

EDEN HAZARD CAPITANO DEL BELGIO ●Il centravant­i si racconta: «Segnavo con le scarpe rotte di papà. In squadra abbiamo origini diverse ed è fighissimo»

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Romelu Lukaku, 25 anni: ha esordito in Nazionale nel 2010 AFP
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