Red Bull sceglie i motori Honda Azzardo mondiale
●Addio alla Renault e accordo biennale coi giapponesi, Marko sereno: «Vinceremo insieme»
«Un rischio? Assolutamente no», Helmut Marko, l’ex pilota e avvocato di Graz, braccio destro di Dieter Mateschitz e vero capo di Red Bull Racing, dall’altro capo del telefono non lascia il tempo di ricordare come l’anno scorso i giapponesi abbiano rimediato ben 380 penalità sullo schieramento. La principale ragione che ha spinto la McLaren, dopo tre anni di sofferenze, a mettere fine al binomio con Honda, che pure ai tempi di Prost e Senna era stato vincente. Nove mesi di lavoro con la Toro Rosso sono bastati a convincere Milton Keynes a dire addio alla Renault, con la quale ha vinto tutti i Mondiali (8) targati Sebastian Vettel? O piuttosto sono stati gli yen (risparmiati o incassati) a favorire l’accordo? «Non posso fornire questi dettagli. Dico che è una scelta dovuta alle prestazioni, insieme vinceremo il Mondiale», garantisce Marko. Lasciando, però, il dubbio che la questione economica non sia stata secondaria. Di certo era facilmente immaginabile che, dopo le nozze con Toro Rosso, pure la «sorella» inglese avrebbe prima o poi sposato i giapponesi, che tra l’altro vantano già uno stretto legame con Red Bull tramite la HRC nelle due ruote (il marchio austriaco compare su moto e tute di Marquez e Pedrosa). ACCORDO Sia come sia, Max Verstappen e (forse) Daniel Ricciardo («Dovevamo prima risolvere il capitolo motori, ora ci occuperemo di quello piloti», aggiunge Marko) affronteranno i prossimi due Mondiali coi motori giapponesi, esattamente come la Toro Rosso (garantita identica fornitura), i cui risultati per la verità sono stati sinora tutt’altro che disprezzabili. Pierre Gasly e Brendon Hartley sono finiti tre volte a punti, col francese addirittura quarto in Bahrain, mentre le rotture sono quasi interamente svanite. In 7 gare si sono registrati soltanto un guasto alla MGU-H in Australia e un calo di potenza in Canada, entrambe sulla vettura di Gasly. E in qualifica la Toro Rosso ha ottenuto due ingressi in Q3 e cinque in Q2, navigando a metà schieramento. Ma ora i giapponesi sono chiamati al salto di qualità perché questo matrimonio può avere una sola destinazione: la conquista del Mondiale. Un obiettivo che evidentemente gli uomini di Mateschitz non ritenevano più raggiungibile coi francesi, convinti ormai che le loro energie fossero concentrate sul team interno in fase di rafforzamento (giovedì è stato annunciato l’ingaggio di Matthew Harman, ex Mercedes, come vice capo progettista). Il rapporto si è logorato sin dall’avvio dell’era ibrida tanto che Red Bull due anni fa ha rinominato i motori Tag Heuer. Inoltre i progressi della power unit Evo 2, lanciata a Montreal, non hanno certo alimentato dubbi sulla bontà della decisione che Marko e Christian Horner hanno maturato da tempo, perché le due Red Bull non hanno potuto contrastare Ferrari e Mercedes né sul giro secco né in gara (il team ufficiale è finito addirittura doppiato). «La decisione non mi ha sorpreso — ammette Cyrl Aboteboul, responsabile Renault —ma sono convinto che, quando vedranno in pista la PU Evo 3, rimpiangeranno la separazione».
TEMPI Inizialmente Red Bull avrebbe voluto fare l’annuncio durante il GP di casa a Zeltweg. «Ma sono stati i nostri ingegneri a chiederci di affrettare i tempi — spiega Horner — perché dobbiamo lavorare sulla macchina 2019, e pure la Renault (che attendeva una risposta entro questo weekend; n.d.r.) doveva aver chiari i propri piani». Semmai l’unione Red BullHonda avrà successo, una delle chiavi potrebbe essere una forte integrazione tra telaio e motori favorita dalla presenza a Milton Keynes di entrambe le sedi. «Sappiamo che i telai Red Bull sono buoni, hanno già vinto quest’anno due GP — dichiara Masashi Yamamoto, general manager della Motorsport — le aspettative sono alte ma la Honda non sarebbe tale, se non accettasse sfide rischiose».
La crescita con Toro Rosso e la possibilità di una fornitura gratuita dietro la decisione
Logoro il rapporto coi francesi che assicurano: «Si pentiranno di averci lasciato»