Milan e Gigio, che esami!
Rifinanziamento, Fassone a Londra. Il portiere alla Maturità
Un volo aereo, un viaggio lampo, una circostanza coperta dalla massima riservatezza: ricorda qualcosa. Con un blitz misterioso – almeno fin quando non è stato svelato – Li era atterrato a Milano dalla Cina: nella trasferta dell’inizio del mese, Yonghong aveva un obiettivo preciso e cioè incontrare legali e advisor di una controparte interessata a subentrargli in una minoranza di quote azionarie. Il viaggio di ieri ha avuto altri protagonisti e – solo in parte – una medesima finalità: l’a.d. Marco Fassone e il direttore commerciale Lorenzo Giorgetti sono decollati in mattinata per portare avanti la trattativa con i rappresentanti di un gruppo interessato al rifinanziamento del debito con Elliott. Era presente anche David Han Li, direttore esecutivo e – soprattutto – braccio destro di Mr Li: il dettaglio è il più significativo dell’ultima spedizione. Il fatto che un rappresentante della proprietà fosse presente in volo vuol dire che la tappa aveva un intento specifico, cioè portare avanti (a termine?) la trattativa per la parte del debito in carico al presidente. Due giorni fa, in un altro giro fuori città, David non era stato parte del gruppo: a Nyon la questione da affrontare era strettamente societaria e la presenza di Han Li considerata superflua.
TUTTI A LONDRA Stavolta è stata invece valutata come necessaria: la destinazione non confermata dal club – la partenza del gruppo invece sì – era Londra. Nella City, esattamente negli uffici di Goldman Sachs, si è discusso di rifinanziamento. Piccolo promemoria: i 303 milioni di prestito, interessi esclusi, girati da Elliott per l’acquisizione cinese del Milan (aprile 2017) erano divisi in due parti. La prima: 180 milioni di debito in capo al presidente; la seconda: 123 in capo al club. La parte più difficile da coprire – per stessa ammissione delle parti – è quella che fa riferimento al presidente rossonero. E pare essere questo il motivo dell’ultima gita inglese: incontrare il soggetto interessato all’affare. Se si concretizzerà, ognuno ne trarrà il proprio vantaggio: Li allungherà i tempi della restituzione (oggi tassativamente fissati entro ottobre), e l’istituto subentrante ricaverà una somma evidentemente più alta di quella emessa. La parte in seno al club ha invece più facilità di essere «ripagata»: il Milan può offrire in dote asset di indiscutibile valore. Non tutto il debito può infatti essere estinto contando sulla liquidità del nuovo socio: un investitore disposto a sostituirsi a Elliott con 380 milioni di euro di bonifico (interessi stavolta inclusi) certo
non sarebbe altrettanto disposto a subentrare con quote di minoranza, come per ora impone la volontà di Yonghong.
NUOVO SOCIO Nella capitale britannica le vicende potrebbero essersi intrecciate. Ieri la comitiva ha escluso di avere come oggetto la trattativa con il nuovo socio ma un prossimo ingresso continua a trovare riscontro. L’altra certezza è la nazionalità del futuro partner: americano come Elliott. Passare da un creditore a un investitore è lo step che il Milan conta di compiere entro i prossimi dieci giorni: la liquidità di un coazionista risulterebbe utilissima per tanti motivi, per esempio saldare la seconda e ultima rata da 32 milioni di euro di aumento di capitale, e – evento che maggiormente interessa i tifosi rossoneri – rinforzare il budget mercato. Più importante ancora del denaro c’è la stabilità aziendale che il nuovo socio garantirebbe automaticamente. E la circostanza sarebbe stavolta decisiva nel sempre più probabile giudizio al Tas: se le motivazioni alla bocciatura di Voluntary e Settlement derivavano dall’incertezza sul proprietario rossonero, fornire indicazioni precise circa un nuovo acquirente (noto, economicamente solido, destinato a entrare con quote di minoranza per poi salire) sarebbe come calare un asso dal mazzo di carte.