La Gazzetta dello Sport

Danimarca e Australia si difendono all’«italiana»

● Da una parte Kjaer (ex Palermo e Roma), dall’altra la meteora interista Sainsbury

- Valerio Clari INVIATO A MOSCA

Contro la Francia, la difesa è stata il reparto migliore dell’Australia. Contro il Perù, Schmeichel è uscito imbattuto, come gli capita da cinque partite di fila con la Danimarca. La costruzion­e di un futuro da ottavi, per Hareide e Van Marwijk, parte necessaria­mente da dietro. Il c.t. danese sa che davanti può bastare un lampo, un’idea di Eriksen. Quello dei canguri che segnare è un processo molto faticoso, nonostante diverse generazion­i di attaccanti in rosa (da Cahill a Arzani): meglio tenere gli altri a zero.

ARIA DI A Le difese protagonis­te, quindi. E difese governate, guidate, gestite da due che sono passati dai nostri campi di Serie A: uno ci è arrivato per caso, lasciando poche tracce, l’altro ci è passato due volte, ed altre mille è sembrato sul punto di tornarci, almeno a seguire le voci di mercato. Simon Kjaer, di lui stiamo parlando, del resto è uno che non si fa problemi a cambiare squadra, campionato, nazione. Oggi è al Siviglia, ma in carriera ha giocato anche in Germania, Francia, Turchia. Da noi con il Palermo, con cui si rivelò al mondo, e poi alla Roma. In tutto questo girovagare, la costante è sempre stata la Danimarca, di cui oggi è capitano. «Io e Eriksen abbiamo cominciato insieme, eravamo i piccoli al Mondiale sudafrican­o – ha detto recentemen­te -. Adesso dobbiamo guidare noi, lui può portarci in alto. Una parte del mio lavoro, invece, è condivider­e la mia esperienza internazio­nale con i più giovani».

SAINSBURY Internazio­nale è anche, senza dubbio, Sainsbury: è stato protagonis­ta di uno dei trasferime­nti più strani degli ultimi anni. È il 31 gennaio 2017, ultimo giorno di mercato, quando arriva l’annuncio: l’Inter ha preso Sainsbury, arriva dal Jiangsu. Dopo qualche ora l’affare inatteso si spiega: trattasi di parcheggio in società amica dell’australian­o, diventato esubero in Cina per la regolament­azione sul numero degli stranieri. I puristi nerazzurri si indignano, gli statistici segnalano: primo australian­o in nerazzurro. Ad Appiano praticamen­te fa il turista: profession­ale, ben integrato nel gruppo, ma non gioca mai. Pioli ha altre gatte da pelare, in quei sei mesi, Vecchi gli regalerà i 19’ finali dell’ultima giornata, contro l’Udinese. Poi Trent saluta, torna in Cina, e da lì di nuovo in prestito, stavolta al Grasshoppe­r. Una meteora, praticamen­te. Con l’Australia, però, le cose vanno diversamen­te: il 26enne è al centro del progetto, e contro la Francia il ragazzo spaesato di Appiano si trasforma nell’anti Griezmann: il suo agente racconta alla stampa inglese che le prime telefonate per ingaggiarl­o, da club europei, sono arrivati dopo 33 minuti di partita. E da allora il telefono ha continuato a squillare. Anche per la nazionale Trent ha un futuro assicurato: dopo il Mondiale diventerà c.t. Graham Arnold. Ed è suo zio.

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AP Trent Sainsbury (a destra) in marcatura sul francese Giroud

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