La Gazzetta dello Sport

Il comandante Mandzukic cuore di Croazia

●Lo juventino si è preso la leadership della nazionale. Via Kalinic, più spazio per Pjaça?

- Alessandra Bocci INVIATA A SAN PIETROBURG­O

La Croazia è sua. Se l’è presa così, andando un giorno dal c.t. e dicendogli, con molta sincerità, che se doveva fare ancora l’esterno preferiva stare in panchina. Ecco, questo è Mario Mandzukic: un tipo asciutto, essenziale, diretto. Uno che ti dice le cose in faccia, e finisce lì. Ne sa qualcosa Massimilia­no Allegri, che ha dovuto fronteggia­re più di un muso lungo, ma Mario non è come gli altri. Primo, è un suo punto di forza, un giocatore chiave, pesante quando serve. Secondo: niente languori o malumori sotterrane­i, ci si spiega e si risolve. Nella Croazia è lo stesso: il c.t. Dalic punta forte su di lui e i compagni adorano Mandzukic per quanto si dà da fare. «Dà tutto per la squadra e porta positività», ha riassunto Davor Suker, ora presidente federale. Anche questo spiega perché Nikola Kalinic se ne sia andato a casa: non sopportava il ruolo di subalterno e d’altra parte tutti i c.t che si sono sus- seguiti alla guida della Croazia hanno fatto la stessa scelta: prima Mandzukic, poi gli altri. Anche se adesso gli anni sono 32, in Croazia la questione è chiara: Mario non si tocca. Alla Juve qualche volta (5 in campionato) è andato in panchina. Raramente. Se Mario sta bene, gioca. Gli anni passano, il suo carisma e la sua utilità restano inalterati.

OPPORTUNII­TÀ L’abbandono di Kalinic, vissuto in Croazia come il caso di un bambino di trent’anni capriccios­o, ha lasciato campo aperto a Marko Pjaça, lo juventino che non lo è. Frenato da un infortunio, Pjaça non è riuscito a prendersi nella Juve il futuro che Allegri gli aveva assegnato. La stagione nello Schalke è andata così così, e Pjaça tornerà alla Juve dopo il Mondiale prima di un altro trasferime­nto. Potrebbe essere inserito in qualche trattativa, in ogni caso è molto difficile che resti. Il Mondiale per lui adesso diventa un’occasione ancora più importante, sempre che non percepisca l’imbarazzo della situazione, della gerarchia scalata a causa del caso Kalinic prima ancora che per meriti propri. Ma Pjaça giustament­e a questo non deve pensare: con Mandzukic ha un ottimo rapporto, a Torino c’è stata una corrente di consigli e incoraggia­menti breve, ma intensa. Pjaça al momento è l’unica alternativ­a a Mandzukic, però questa sera, nel confronto con l‘Argentina di Messi, più che il futuro conta il presente. Il leader incontrast­ato dell’attacco croato, Mario Mandzukic. Quello che non guarda in faccia a nessuno, tanto meno a Messi. Ha chiesto di tornare a fare il centravant­i, però non sa stare senza correre dappertutt­o. E non lo farà neppure questa volta, quando su Messi ci sarà da triplicare o quadruplic­are, altro che.

LA FRASE Davor Suker, presidente federale croato, ha detto: «Mario dà tutto per la squadra e porta positività»

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EPA Mario Mandzukic, 32 anni, tira il gruppo dei compagni durante l’allenament­o della Croazia in Russia

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