Russia avanti grazie allo «sconosciuto» Cheryshev
●Cresciuto nel Real, ex errore di Benitez e «traduttore» di Capello, al Mondiale quasi per disperazione: è capocannoniere dei suoi
La Russia è gia agli ottavi (decisiva, ieri, la vittoria dell’Uruguay sull’Arabia Saudita) e ha scoperto Denis Cheryshev. Perché il ragazzo del Villarreal non era uno sconosciuto solo per tutti quelli che non seguono la Liga, lo era persino in patria. Denis nei suoi 27 anni è stato martoriato dalla sfortuna, che gli aveva già rubato un Mondiale. E poi ha continuato ad accanirsi su di lui. È persino finito in un casino non suo, quello di Real Madrid-Cadice di tre anni fa. Ha girato tante squadre, tanti ospedali, tanti centri di fisioterapia. Ma non ha mai mollato. Si è preso il Mondiale in extremis, richiamato in nazionale da Cherchesov solo in primavera, più per disperazione che per autentica fede. Era in panchina contro l’Egitto, ma è stato chiamato a sostituire quasi subito l’infortunato Dzagoev, uno dei pochi decenti di una nazionale nella quale nessun russo scommetteva un rublo. Doppietta all’Arabia Saudita, una rete all’Egitto, pichichi per una notte insieme a Ronaldo, suo compagno di squadra ai tempi del Madrid.
CANTERANO BLANCO La squadra nella quale è cresciuto, a lungo canterano blanco di grandi speranze. Quando Perez chiamò Benitez nell’estate del 2015, Rafa decise di tenersi Denis, di solito mandato in prestito. Poco spazio, fino alla fatidica gara da titolare in Coppa del Re, a Cadice. Tempo qualche minuto e dalle tribune sempre piene di ironia del Ramon de Carranza si alza un coro: «Guarda su Twitter, Rafa guarda su Twitter». Cheryshev nel prestito dell’anno precedente a Villarreal aveva rimediato una squalifica in Coppa del Re, lui se n’era dimenticato, nessuno alla Casa Blanca aveva controllato. Madrid escluso dalla Coppa, con figuraccia mondiale. E Denis prestato al Valencia: storia in bianco chiusa.
QUESTIONE DI FAMIGLIA Però Cheryshev non ha mollato, è ripartito dal Villarreal alla ricerca della madre Russia, del Mondiale in casa. Quello brasiliano l’aveva saltato per un infortunio, ma Fabio Capello se l’era portato dietro perché gli desse una mano nel tradurre, attraverso il castigliano, le sue indicazioni ai giocatori: «A Capello devo tutto – ci ha detto prima del Mondiale – mi ha fatto debuttare in nazionale e mi ha portato con lui in Brasile, grande esperienza». Però Denis aveva una missione, giocare il Mondiale che per due volte, per un infortunio e per una squalifica, era stato negato a suo padre Dmitri, la connessione con la Spagna visto che Cheryshev senior nel 1996 arrivò a Gijon. In questi giorni Dmitri appare continuamente in tv, felicissimo. La famiglia Cheryshev è finalmente al Mondiale, in casa, e con Denis assoluto protagonista. Impossibile chiedere di più.