La Gazzetta dello Sport

Treccine, cuore e motivazion­i In mano a Cissé il Senegal sogna

●Il c.t., che perse 11 parenti in una sciagura navale, ha ridato fiducia al calcio africano

- Stefano Boldrini INVIATO A MOSCA

Sotto le treccine, c’è un cervello che funziona, la tristezza di chi ha perso undici parenti in una sciagura navale e la buona educazione che ha portato Aliou Cissé, allenatore del Senegal, a rivolgersi al quarto uomo della gara di due giorni fa contro la Polonia, il qatarino Al Jassim, in questo modo: «Signore, quanto manca per finire la partita?». Il più giovane - 42 anni -, l’unico coach nero del torneo, il più cool, il meno pagato, con uno stipendio da 200 mila euro l’anno: Cissé è il personaggi­o del momento. Aliou era il capitano del Senegal che incantò il mondo nel 2002. Ha giocato in Francia (Lille, Sedan, Psg, Montpellie­r e Nimes) e in Inghilterr­a (Birmingham, Crystal Palace e Portsmouth). Guida i Leoni della Teranga dal 2015: sostituì Alain Giresse. E’ un uomo intelligen­te, calmo, fiero. Dopo il 2-1 sulla banda AFP Lewandowsk­i e l’ennesimo accostamen­to con il successo sulla Francia nel 2002, ha detto: «Quella vittoria fu speciale. Debuttammo al mondiale battendo il paese colonizzat­ore». Anche questa impresa sui polacchi, volendo, ha un risvolto politico da non sottovalut­are: è arrivata contro una nazione tra le meno aperte al fenomeno, spesso dramma, dell’immigrazio­ne. TUTTO IL PAESE CON LUI Aliou ha festeggiat­o con compostezz­a l’esordio boom. «E’ un buon inizio, ma ora arriva la gara con il Giappone e il secondo match del mondiale è sempre decisivo. Il nostro obiettivo è superare la fase a gironi, poi si vedrà». Cissé ha incassato i compliment­i del presidente della repubblica senegalese, Macky Sall: «Era la prima volta che assistevo ad una sfida mondiale ed è stata una grande emozione. C’era molta pressione. Tutto il paese sta seguendo il Senegal, ma i ragazzi e il coach sono stati davvero bravi».

LA TRAGEDIA La pressione non è un problema per un uomo provato dalla vita. Giocava nel Birmingham quando, nel settembre 2002, Aliou Cissé ricevette una telefonata. «Guarda la tv, in Senegal è naufragata una nave». Cissé rimase un attimo interdetto, poi prese il telecomand­o, cominciò a cercare il canale indicato e vide, con le immagini, la cartina del sue paese. Il traghetto Le Joola era affondato. Aveva una capienza di 550 persone, ma quel giorno a bordo c’erano oltre 1.000 passeggeri. Il tragitto era da Ziguinchor, la città di Aliou, a Dakar, la capitale. In undici, tra zii, zie e cugini del c.t., persero la vita. Cissé organizzò una gara amichevole per raccoglier­e fondi da devolvere alle famiglie delle vittime.

LE PAROLE GIUSTE La grande umanità di Aliou è una delle chiavi del rapporto con i calciatori. Cheikou Kouyaté, centrocamp­ista del West Ham, racconta: «Nel 2012 nessuno conosceva il sottoscrit­to o Sadio Mané. Aliou, che all’epoca era assistente della nazionale olimpica, venne a vedermi giocare in Belgio e andò in Francia ad incontrare Sadio. Il nostro allenatore ha sempre le parole giuste per motivarci».

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Aliou Cissé, 42 anni, commissari­o tecnico del Senegal di cui è stato capitano nel Mondiale 2002
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