Treccine, cuore e motivazioni In mano a Cissé il Senegal sogna
●Il c.t., che perse 11 parenti in una sciagura navale, ha ridato fiducia al calcio africano
Sotto le treccine, c’è un cervello che funziona, la tristezza di chi ha perso undici parenti in una sciagura navale e la buona educazione che ha portato Aliou Cissé, allenatore del Senegal, a rivolgersi al quarto uomo della gara di due giorni fa contro la Polonia, il qatarino Al Jassim, in questo modo: «Signore, quanto manca per finire la partita?». Il più giovane - 42 anni -, l’unico coach nero del torneo, il più cool, il meno pagato, con uno stipendio da 200 mila euro l’anno: Cissé è il personaggio del momento. Aliou era il capitano del Senegal che incantò il mondo nel 2002. Ha giocato in Francia (Lille, Sedan, Psg, Montpellier e Nimes) e in Inghilterra (Birmingham, Crystal Palace e Portsmouth). Guida i Leoni della Teranga dal 2015: sostituì Alain Giresse. E’ un uomo intelligente, calmo, fiero. Dopo il 2-1 sulla banda AFP Lewandowski e l’ennesimo accostamento con il successo sulla Francia nel 2002, ha detto: «Quella vittoria fu speciale. Debuttammo al mondiale battendo il paese colonizzatore». Anche questa impresa sui polacchi, volendo, ha un risvolto politico da non sottovalutare: è arrivata contro una nazione tra le meno aperte al fenomeno, spesso dramma, dell’immigrazione. TUTTO IL PAESE CON LUI Aliou ha festeggiato con compostezza l’esordio boom. «E’ un buon inizio, ma ora arriva la gara con il Giappone e il secondo match del mondiale è sempre decisivo. Il nostro obiettivo è superare la fase a gironi, poi si vedrà». Cissé ha incassato i complimenti del presidente della repubblica senegalese, Macky Sall: «Era la prima volta che assistevo ad una sfida mondiale ed è stata una grande emozione. C’era molta pressione. Tutto il paese sta seguendo il Senegal, ma i ragazzi e il coach sono stati davvero bravi».
LA TRAGEDIA La pressione non è un problema per un uomo provato dalla vita. Giocava nel Birmingham quando, nel settembre 2002, Aliou Cissé ricevette una telefonata. «Guarda la tv, in Senegal è naufragata una nave». Cissé rimase un attimo interdetto, poi prese il telecomando, cominciò a cercare il canale indicato e vide, con le immagini, la cartina del sue paese. Il traghetto Le Joola era affondato. Aveva una capienza di 550 persone, ma quel giorno a bordo c’erano oltre 1.000 passeggeri. Il tragitto era da Ziguinchor, la città di Aliou, a Dakar, la capitale. In undici, tra zii, zie e cugini del c.t., persero la vita. Cissé organizzò una gara amichevole per raccogliere fondi da devolvere alle famiglie delle vittime.
LE PAROLE GIUSTE La grande umanità di Aliou è una delle chiavi del rapporto con i calciatori. Cheikou Kouyaté, centrocampista del West Ham, racconta: «Nel 2012 nessuno conosceva il sottoscritto o Sadio Mané. Aliou, che all’epoca era assistente della nazionale olimpica, venne a vedermi giocare in Belgio e andò in Francia ad incontrare Sadio. Il nostro allenatore ha sempre le parole giuste per motivarci».