La Gazzetta dello Sport

CRISTIANO, LEO E GLI APRISCATOL­E

Ronaldo re del Mondiale, ma non è solo

- di ALESSANDRO DE CALÒ

Perché quando gioca Cristiano Ronaldo la gente ostile gli urla «Messi, Messi» e non succede il contrario? Questi cori, esportati dalla Spagna, servono per provocare l’asso portoghese, cercano di intaccare il suo ego sproposita­to, di ricordargl­i che c’è un dio sopra di lui. In genere, le urla e i fischi finiscono per caricarlo. Lo si è visto anche ieri a Mosca. Pochi minuti sono bastati a Cristiano per stendere il Marocco e per lasciare sul campo la zampata decisiva che mette fine all’avventura mondiale di Benatia e compagni. Il difensore della Juve, alla fine, ha speso parole un po’ bizzarre sul portoghese, contro cui è andato a sbattere in questa stagione sia in bianconero che con la nazionale. Cristiano è un killer meraviglio­so e spietato, un campione di 33 anni capace di correre più veloce di tutti in questo Mondiale (34 chilometri all’ora), di attaccare e difendere e persino di dormire in piedi per recuperare le forze come sanno fare i cavalli. Il Portogallo è una squadra sobria e grigia, l’antitesi di Cristiano. Ma ha un grande portiere – super la parata di Rui Patricio su Belhanda nella ripresa – e una squadra abituata a pensare calcio con i piedi, al servizio del suo apriscatol­e. Col gol di ieri (il numero 85) CR7 stacca Ferenc Puskas nella classifica dei marcatori di sempre con la maglia di una nazionale ed è secondo, dietro a un iraniano (Ali Daei, 109) pensa te. Giocando in questo modo, i portoghesi hanno vinto l’ultimo Europeo: un po’ per caso, molto per il sistema di gioco che masticano fin da bambini e tantissimo, naturalmen­te, per Ronaldo. Piaccia o meno, adesso è lui il re del Mondiale russo. L’Argentina è messa peggio dei portoghesi. Ha una pressione più pesante e un gioco ambizioso ma meno rotondo e funzionale. Se Leo Messi non avesse sbagliato quel rigore contro l’Islanda, il match di oggi con la Croazia non avrebbe il contorno da cornice drammatica che sappiamo. In ottobre, quando l’Albicelest­e sembrava destinata a rimanere fuori dal Mondiale, Messi era riuscito a ripescarla sul traguardo, ai 2850 metri di Quito: tripletta in rimonta all’Ecuador, quando molti dubitavano dell’impresa. Non è probabile che l’Argentina possa battere la Croazia di Modric e Mandzukic, ma è meglio non sottovalut­are le capacità di riscatto del grande Leo. Dopo aver lasciato che fossero Messi e il suo entourage a mettere in campo l’undici iniziale contro l’Islanda, Sampaoli sembra voler riprenders­i in mano la squadra, ora che è appeso a un filo. Più che le scelte dirette di Messi, la questione ha a che fare con l’interpreta­zione del suo pensiero. In realtà, credo che l’Argentina sia meno forte dei ricordi che abbiamo di lei, e purtroppo si ritrova i migliori giocatori concentrat­i in pochi ruoli: è quasi come non averli. Momento difficile: se Messi non farà l’apriscatol­e e l’Argentina perderà contro i croati, la presenza nel Mondiale sarebbe compromess­a.

Tra CR7 e Leo, c’è molto altro. Intanto la qualificaz­ione del Maestro Tabarez, conquistat­a col minimo sforzo, pensando alle battaglie che verranno. L’Uruguay non gioca per divertire, ma è tosto e sta ritrovando Suarez, il suo apriscatol­e. E poi c’è la Spagna. L’Iran oppone un catenaccio da pullman posteggiat­o davanti alla porta. Alla fine decidono un rimpallo vincente di Diego Costa e la Var che annulla il pari iraniano. Molta fatica per l’ennesimo 1-0, terzo della giornata. Costa è importante. Poche storie, questo è il filo rosso: chi sa giocare e ha un apriscatol­e che funziona, va avanti.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy