Gislason, il bello della favola Islanda fa pure politica
●Oggi potrebbe essere titolare ma è già un fenomeno social: follower decuplicati
Poveri – di classe -, ma belli. L’altro mondiale, quello dell’estetica, ha già un vincitore: Rurik Gislason, centrocampista islandese, 30 anni, mezz’ora di partita contro l’Argentina. Mezz’ora che gli ha cambiato la vita: la sua pagina Instagram è balzata da 30 mila follower a 330 mila. Un fenomeno social: è stato subito definito il calciatore più bello del torneo russo.
LA STORIA Gislason gioca nel Sandhausen – seconda seria tedesca - e non ha storie particolari, tranne una: nel 2016 e nel 2017 si è candidato alle elezioni politiche con il Partito dell’Indipendenza, schieramento di centrodestra aperto alla Nato, AFP ma contrario all’Unione Europea, sostenuto da uomini d’affari e pescatori. Il percorso da calciatore è stato nordico: Belgio (Anderlecht, settore giovanile), Danimarca (Viborg, Odense, FC Copenaghen), Inghilterra (Charlton), Germania (Norimberga e ora Sandhausen). In nazionale, con la quale debuttò il 22 marzo 2009 nell’amichevole persa 1-2 con le Far Oer, 48 presenze e 3 gol. Il suo cartellino vale 400 mila euro. Lo stipendio è di 2.500 euro, cifra integrata dai proventi come modello di un’azienda di abbigliamento islandese.
SOCIAL L’improvvisa popolarità di Gislason, calciatore normale, è figlia dei tempi in cui un tweet può sollevare il mondo e una foto può cambiare la vita. È stato accostato a Beckham e usato come anti-Ronaldo per dire «il portoghese sarà un fenomeno, ma c’è almeno uno più bello di lui». Gislason vorrebbe essere ricordato per un gol al Mondiale, o come pedina dell’Islanda sorpresa, ma tutto sommato anche questo genere di notorietà non gli dispiace: come dice qualcuno, purché si parli di me, va tutto bene. Oggi Gislason potrebbe partire titolare al posto di Gudmundsson, non ancora al top dopo l’infortunio, ma dovrà fare i conti con la Nigeria, dove difficilmente troverà qualcuno disposto a concedergli altra gloria. È una gara «dentro o fuori», in cui la squadra africana non potrà imporre, sui vichinghi islandesi, la sua forza fisica. L’organizzazione sarà la chiave del match e la banda di Hallgrimsson, che ha dimostrato di essere abile sul piano tattico, può sognare l’ennesima impresa.