La Gazzetta dello Sport

Werner apre la breccia a sinistra, ma chi difende?

●Funziona la mossa di allargare la punta e riempire l’area, meno le coperture: ogni palla persa è una chance avversaria

- Alex Frosio

Uno degli aneddoti più abusati del calcio è quello attribuito a Niels Liedholm, secondo il quale una squadra gioca meglio in dieci. Nel caso di Germania-Svezia, in realtà, l’espulsione di Boateng ha dimostrato che le scelte tattiche di Löw sono state deficitari­e, e il suo Mondiale è stato (per ora) salvato da un colpo da campione di Toni Kroos all’ultimo respiro. La punizione vincente, tuttavia, è stata propiziata dall’unica mossa vincente della serata tedesca, cioè l’allargamen­to di Timo Werner a sinistra, possibile perché con Gomez in più l’area è più piena: dalle incursioni dell’attaccante del Lipsia sono nati il gol del pareggio e poi l’ultimo piazzato, oltre a un altro paio di occasioni sostanzios­e. Inspiegabi­lmente, tra l’altro, va annotato come in alcuni spezzoni del secondo tempo, il c.t. tedesco abbia invertito Reus e Werner, spostato a destra. A sinistra, tuttavia, avrebbe dovuto spingere il terzino Hector (solo 2 cross), come peraltro ha fatto a lungo Kimmich (13 cross, ma solo uno positivo, perché gli svedesi, si sa...). L’esterno troppo spesso si portava al limite dell’area avversaria in posizione centrale, con l’unico effetto di addensare ulteriorme­nte le linee strettissi­me della Svezia. Quando Hector esce, non se ne accorge nessuno.

SCELTE Le scelte iniziali di Löw avevano senso. Fuori Özil e dentro Reus dal primo minuto: il 10 dell’Arsenal è giocatore che vuole palla sui piedi, l’attaccante del Borussia è più bravo ad attaccare gli spazi. E la Germania all’inizio lo ha fatto anche bene, cercando di approfitta­re delle linee avversarie molto basse per tagli profondiss­imi senza palla da servire rasoterra. Pazzesco il dato dei primi dieci minuti: 122 passaggi a 7. Ma alla Svezia ne sono bastati pochissimi (sempre a due tocchi) per evidenziar­e i limiti difensivi della Mannschaft: due soli difensori e due centrocamp­isti con scarse capacità di rottura (Rudy e poi Gundogan a lungo fuori partita) sono un lusso che nemmeno la Germania può sopportare. Può capitare che Kroos sbagli un passaggio, ma così ogni palla persa diventa una potenziale occasione avversaria. I tedeschi l’avevano già pagata cara con il Messico, hanno rischiato di ripetersi.

EREDITÀ Quanto alla Svezia, sembra quasi che eliminando­ci abbia assorbito l’eredità difensiva dell’Italia. Aiuto reciproco, linee strettissi­me: la prima a proteggere l’area, la seconda in pressione sui portatori con l’aiuto della terza. Sul gol, quando Berg recupera palla, in quattro sono pronti a correre verso la porta. Ma l’eccessivo difensivis­mo alla fine non ha pagato. Non lo fa quasi mai, in questo Mondiale che non conosce lo 0-0.

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