La Gazzetta dello Sport

Asprilla a tutta «Vai, Colombia E credi in James»

●L’ex del Parma scatenato: «Batteremo la Polonia, a patto di attaccarla. Altro che aspettare»

- Andrea Schianchi INVIATO A PARMA

«Quando sei in difficoltà, devi attaccare. A testa bassa, senza guardare in faccia l’avversario. Spingere, correre, accelerare fino a che quello non si arrende. È l’unica regola del calcio che conosco e la applico anche adesso che sto giocando a briscola. Vedi? Siamo in svantaggio, ma io calo l’asso di denari e prendo la mano. E poi ho il tre, e via. E dopo viene tutto di conseguenz­a. La mia Colombia deve fare così contro la Polonia, mica aspettare come fanno tutti in questo Mondiale. Bella roba: si mettono dietro, guardano che cosa combinano gli altri e si regolano di conseguenz­a. Ma il calcio è un’altra cosa». Faustino Asprilla è attorno al tavolo assieme a Marco Osio, Gigi Apolloni e l’amico Ginetto. Non sbaglia una mossa, e se la ride: «Se mi nominano c.t. della Colombia, vinco il torneo...».

Prima bisogna battere la Polonia.

«Osso duro. Ma noi, là davanti, siamo veloci. E poi dovrebbe giocare James Rodriguez, che è il più forte. Quando hai i migliori dalla tua parte, un pezzo di strada è fatto».

Contro il Giappone, però, brutta partenza.

«La partita d’esordio al Mondiale è sempre complicata. Guardate com’è andata alla Germania , guardate che fatica ha fatto il Brasile. Noi ci siamo fatti prendere dal nervosismo. Bisogna giocare più rilassati, divertirsi».

Come faceva lei, forse?

«Quelli di oggi non mi allaccereb­bero le scarpe, ve lo garanti- sco. I calciatori, adesso, sembrano telecomand­ati: fanno quello che ordina l’allenatore, non hanno mai uno spunto, un’idea geniale, un guizzo di fantasia. Figurarsi se a me potevano dire quello che dovevo fare: in campo rischiavo io e facevo quello che volevo io. Oggi il calcio sembra un videogame».

A 24 anni di distanza, però, ritornano certe parole, certe immagini, certe minacce, certi dolori. A Carlos Sanchez vogliono fare la pelle. Pazzesco, no?

«Pazzesco, e mi auguro che la polizia colombiana riesca a fermare i responsabi­li di queste minacce di morte. Io ricordo bene quello che è successo nel 1994 al mio amico Andres Escobar per colpa di un maledetto autogol. Lo hanno ammazzato davanti a un ristorante. Non si può morire per un autogol».

Giochiamoc­i la sfida contro la Polonia, le va?

«Quattro uomini offensivi, James Rodriguez dietro a Falcao che fa l’attaccante puro. Velocità sugli esterni, grande ritmo, e i polacchi si arrenderan­no».

Ha fiducia?

«Se giocassi io, ne avrei di più. Ma siccome non posso scendere in campo devo affidarmi a quelli che ci sono. Comunque James è molto bravo».

Chi l’ha impression­ata a questo Mondiale?

«Cristiano Ronaldo, e basta. Gli altri mi hanno deluso tutti. A cominciare da Messi. Possibile che non azzecchi un dribbling, che non riesca a calciare in porta? Mi pare frenato».

Chi vincerà?

«Il Brasile. Alla lunga, anche se non sono fenomenali, Neymar e Coutinho trascinera­nno la Seleçao. In difesa sono eccezional­i, se non si distraggon­o. Però occhio alla Francia: in attacco sono velocissim­i, quando partono non li prendi. E a centrocamp­o hanno qualità e forza».

Deluso dalla Germania?

I CALCIATORI DI OGGI SEMBRANO TELECOMAND­ATI, A PARTE CR7 L’EX BOMBER COLOMBIANO SUL MONDIALE IN CORSO

«Sì, troppo lenti. Fanno girare il pallone ai due all’ora: serve rapidità di pensiero e di esecuzione. Non vanno in profondità».

E la Spagna non la convince?

«Non ha tanti sbocchi offensivi. Nel calcio vinci se hai un portiere che para e un centravant­i che la butta dentro. Il portiere della Spagna non è un mostro, e Diego Costa non mi fa impazzire».

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EPA James Rodriguez, 26 anni, all’esordio al Mondiale di Russia
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