La Gazzetta dello Sport

«MESSI? NON È LEADER COME DIEGO, MEGLIO CR7»

«CRISTANO È UN TRASCINATO­RE, LO TROVI OVUNQUE. LEO È TIMIDO E CHIUSO E NON HA IL CARISMA DI MARADONA

- INVIATO A PARMA Andrea Schianchi

Il dolore era ampiamente previsto, come quando vai dal dentista e sai che, per quanto sia potente l’anestetico, in certi momenti ti sembrerà di impazzire. Juan Sebastian Veron, ieri a Parma per un’esibizione nell’ambito del progetto «Serie A Operazione Nostalgia», autentico signore del centrocamp­o tra la fine degli anni Novanta e la prima decade dei Duemila, era consapevol­e di dover soffrire osservando la sua Argentina al Mondiale. Non si aspettava certo una passeggiat­a, lui che l’ambiente lo conosce, però non pensava nemmeno di essere sull’orlo del burrone dopo due partite. «C’è sempre una via di mezzo, no? – si domanda –. Così è proprio dura: aggrappars­i alla vittoria della Nigeria sull’Islanda, per un popolo come il nostro, è complicato. Non ci resta che una soluzione, un piccolo spiraglio: speriamo che ci vada bene e che, magari, tutto cambi».

Qual è il problema dell’Argentina? «Tanto semplice da vedere

quanto difficile da risolvere. Ciò che avviene in campo è lo specchio di quello che c’è fuori. In campo i giocatori fanno casino, perché fuori, nella federazion­e, nell’ambiente, c’è casino. Chiaro, no?».

Chiaro sì, ma come uscire dal tunnel?

«Il male è profondo, manca organizzaz­ione, mancano idee a livello dirigenzia­le, manca un progetto da condivider­e e da seguire. E così si stanno buttando via tanti talenti».

Già, perché i talenti, persino i campioni, ci sono.

«È vero, però non basta avere tanti giocatori di alto livello se non c’è una base su cui costruire. L’Argentina ha Messi, d’accordo, ma che cosa si è vinto? Meglio ancora: quando mai abbiamo giocato bene? Sono stati cambiati tanti, troppi commissari tecnici, come se fosse sufficient­e sostituire l’uomo in panchina per migliorare le cose. Il calcio è un fatto semplice e complesso alllo stesso tempo».

Rischiare di uscire dal Mondiale pur avendo Messi in squadra è una specie di delitto, non crede?

«Il fatto è che non basta uno solo per vincere, questo dice il calcio moderno. Messi non è Maradona, e lo sostengo io che ho giocato assieme a tutt’e due. Con Diego eravamo nel Boca Juniors, con Leo in Nazionale. Ebbene vi garantisco che Diego era un trascinato­re, un punto di riferiment­o, uno su cui sapevi di poterti appoggiare in qualsiasi momento. Messi no, è molto timido, chiuso. Forse è un leader in un gruppo ristretto, ma non in un ambiente come la Nazionale. Non sono in discussion­e le qualità tecniche, ma caratteria­li».

72 IL NUMERO Le presenze di Juan Sebastian Veron nella nazionale argentina: ha segnato 9 gol

A Barcellona è un leader.

«A Barcellona c’è una squadra che gioca per lui. L’Argentina l’avete vista: non solo non gioca per lui, ma non ha nemmeno un gioco. Dunque anche Messi fa fatica».

Nel Portogallo Cristiano Ronaldo fa tutto da solo.

«Cristiano è un trascinato­re, va in contropied­e, corre a una velocità pazzesca col pallone tra i piedi, è forte di testa, ha presenza fisica in area di rigore, dribbla, tira. È ovunque. Messi è un altro tipo di calciatore».

Pare di capire che, se potesse, lei scegliereb­be Cristiano Ronaldo.

«Tra i due, dopo attenta e lunga riflession­e, sì. Il portoghese sa essere decisivo anche se non ha dietro la squadra. Messi va supportato. Comunque resta un grande, sia ben chiaro».

Se a voi argentini non va benissimo, a noi italiani va ancora peggio: al Mondiale neanche ci siamo.

«Brutto periodo per il calcio italiano. Però adesso è arrivato un mio amico sulla panchina della Nazionale e vedrete che vi risollever­ete presto. Mancini è bravissimo. È stato mio compagno e mio allenatore. Gli ho mandato un messaggio di compliment­i dopo la nomina. Ha idee chiare e gli piace il bel calcio, però non fategli perdere la pazienza...».

Gli manca il materiale, non ci sono grandi giocatori.

«Bisogna farsene una ragione. Il calcio di oggi non è paragonabi­le al mio, a quello della fine degli anni Novanta. Allora i campioni abbandonav­ano, gente che aveva personalit­à, forza fisica, talento. Adesso il livello è basso, lo si vede anche in questo Mondiale. Se poi qualcuno bravo lo lasciano pure a casa...».

A chi si riferisce?

«A Icardi. Ma come si fa a non convocare uno che la butta dentro sempre, o quasi sempre?».

Altri talenti che avrebbe voluto vedere in Russia?

«A me piace moltissimo Lautaro Martinez, quello che ha appena comprato l’Inter. Forse è presto per la maglia della Nazionale, però è già pronto per il grande salto nel calcio importante. È un attaccante che sa fare sia la prima sia la seconda punta. Ha fisico, è bravo di testa, l’Inter ha azzeccato il colpo, a patto che abbia pazienza, che lo faccia crescere e che non lo bocci al primo errore. Ma Spalletti è in gamba, saprà proteggerl­o dalle pressioni».

C’è una squadra in Italia che l’ha impression­ata ultimament­e?

«Nessun dubbio: il Napoli. Sarri è fantastico. Giocavano a memoria, mi sarebbe piaciuto stare in quella squadra. Meglio: mi sarebbe piaciuto che lui avesse allenato il mio grande Parma, con Chiesa e Crespo davanti, io, Dinone Baggio e Boghossian in mezzo, Cannavaro, Sensini e Thuram in difesa, Buffon in porta. Quanto ci saremmo divertiti!».

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 ??  ?? In alto Juan Sebastian Veron con Diego Maradona, c.t. dell’Argentina, dal novembre 2008 al luglio 2010. I due hanno condiviso l’esperienza del Mondiale 2010 in Sudafrica, con la Selecciòn eliminata dalla Germania nei quarti. Qui sopra Veron con un giovane Leo Messi: i due hanno vissuto la stessa avventura di Sudafrica 2010, con Maradona commissari­o tecnico
In alto Juan Sebastian Veron con Diego Maradona, c.t. dell’Argentina, dal novembre 2008 al luglio 2010. I due hanno condiviso l’esperienza del Mondiale 2010 in Sudafrica, con la Selecciòn eliminata dalla Germania nei quarti. Qui sopra Veron con un giovane Leo Messi: i due hanno vissuto la stessa avventura di Sudafrica 2010, con Maradona commissari­o tecnico
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LAUTARO MARTINEZ MI PIACE MOLTO, CHE BEL COLPOSUL NUOVO ACQUISTO DELL’INTER
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COME SI FA A NON CONVOCARE UNO CHE LA BUTTA SEMPRE DENTRO?SU MAURO ICARDI ESCLUSO DAL MONDIALE

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