La Gazzetta dello Sport

Quell’incontro da bambino a Olbia con Pietro La signora Mennea: «Non sapevo del 10”01»

●Manuela amica d’infanzia di una cugina di papà Salvino: «Filippo era dolce e tranquillo, che bella famiglia»

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Filippo Tortu, fino al 9”99 di Madrid, 2/100 meno del record italiano dei 100, stabilito da Pietro Mennea a Città del Messico nel 1979. Manuela, la moglie del velocista che «si sentiva nero dentro», ricorda come andò: «Sono amica di infanzia della cugina di Salvino, Vittoria. In Sardegna ci vediamo sempre, hanno casa a Golfo Aranci, noi eravamo a Pittulongu. Così ci ritrovavam­o a Olbia, dove spesso io e Pietro andavamo a correre. E lì ci incontramm­o. Già allora Filippo era quello che è ora: dolce e tranquillo, con una famiglia che l’ha sempre sostenuto. Sin da bambino, mi racconta Vittoria, era un angioletto». Un angioletto che s’è fatto strada, anzi pista. «Del 10”01, primato di Pietro sui 100, non ne sapevo niente! Solo all’Olimpico ho capito che c’era un record da battere. Sono felice per Filippo. E lo sarebbe stato anche Pietro, sono certa. E smettiamol­a coi paragoni. La storia di Pietro è la ricerca di un riscatto, è l’uomo comune che dice “allora posso farcela”, è una storia unica che non può essere spiegata sempliceme­nte con un oro olimpico o un record del mondo. Lasciamo che Filippo faccia la sua strada, che si diverta, che sia Filippo e basta». Eppure qualcosa li avvicina. Anche in pista. «A volte chiedevo a Pietro: “Correre con tutta quella gente allo stadio non ti spaventava?”. Lui rispondeva: “Mi caricava”. Vedo che anche Filippo gestisce la situazione con serenità, pur attraverso un percorso diverso».

STUDI I libri di economia di Tortu somigliano più a quelli di chimica di Livio Berruti: l’università come compagna di viaggio che ti aiuta a ricordare che c’è una vita oltre la pista. Itinerari diversi rispetto alla «voracità» del plurilaure­ato Mennea pure negli studi. Anche se Filippo studia alla Luiss, a Roma, con una borsa di studio che porta il nome di Pietro. «C’è un filo che li unisce», dice Manuela. Mentre racconta ci viene da pensare all’estate in cui Pietro aveva i 20 anni che Filippo ha compiuto nove giorni fa. Anche allora, 1972, c’era una Germania di mezzo: la Monaco olimpica per Mennea, la Berlino degli Europei per Tortu. Il bronzo di Pietro dietro Borzov e Black fu il primo grande acuto individual­e assoluto. E se fosse lo stesso per Filippo?

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La signora Manuela Mennea

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