Germania incubi e gioia Argentina golpe sventato
Svezia k.o. solo al 95’. Sampaoli sfiduciato, ma resta
Al minuto 38 del primo tempo – quando Toivonen ha già tirato una scarpata in faccia a Hector, sfasciato Rudy e infilato il gol dell’1-0 – quella saltellante e illusa parte dello stadio Fisht dipinta di giallo e blu canta una canzoncina che corrode l’anima tedesca: dentro alla filastrocca viene scandito chiaramente un ritornello con dentro «auf Wiedersehen», e viene ripetuta ancora e ancora e ancora. Ed è un arrivederci sì, al secondo tempo però: quello in cui la Germania fa di tutto, infila Gomez, s’incasina restando in 10, «invade» la Svezia con otto uomini, schiuma calcio e infine ribalta una partita stile-Brasil (al tramonto) grazie a Reus e a un Kroos... punitivo al centimetro.
NO BISCOTTONE, SÌ RIGORE I bambini svedesi sulle gradinate piangono: pensavano già ad un 1-1 che forse gli avrebbe permesso un biscottone col Messico per far fuori la Mannschaft. Invece no: assetto variabile, con la Germania che affronterà la Corea e la Svezia che dovrà guadagnarsi la pagnotta contro il Chicharito. Tutto in gioco, come dal 1’ di una gara che fino a pochissimo dalla fine stava salutando i campioni del mondo in carica, avvolti nelle nebbie di una rimonta che pareva impossibile e che invece - dopo gli sprechi assurdi della Svezia, poco in gara nella ripresa ma vicina al colpo del k.o. in superiorità numerica - ha avuto ragion d’essere. Così, almeno per ora, i nostri carnefici non tornano a casa col terzo scalpo dopo Olanda e Italia pur se inferociti a fine gara perché nel primo tempo ci stava un rigore per spinta di Boateng su Berg. E dovranno darci dentro, gli svedesi, perché ipotizzare che i tedeschi soccombano con la Corea è dura.
CABALA E CONTROPIEDE La Svezia si attacca alla cabala, quantomeno. Janne Andersson infila praticamente la stessa formazione (in più c’è solo Lindelof) che ha battuto la Corea 1-0 al debutto e - tanto per farci del male - dieci undicesimi di quella che infierì sull’Italia con l’1-0 nell’andata dello spareggio mondiale a Solna. Un 4-4-2 che ha movenze classicissime, coperture solide in attesa di ripartenze piallanti: unici sprazzi di fantasia al monolite svedese, Claesson e Forsberg, per un tempo più incisivo il primo del ragazzo del Lipsia. Löw passa alla fase rivoluzionaria e ne cambia 4 rispetto al k.o. contro il Messico: dentro Hector (per Plattenhardt), Reus, Rüdiger (per l’infortunato Hummels) e Rudy per Khedira. Il dispositivo che funziona di più? Inizialmente sembra che la Germania possa smontare tutto l’armadione con forza, testa bassa, cambi di campo e intreccio di uomini, solo che nel Lato A vince l’esaltazione della difesa-contropiede tanto cara al c.t. svedese: Kroos serve Berg in mezzo al campo come un pupo, Claesson allunga per Toivonen che se ne frega dell’arrivo di Rüdiger, il tocco da gol è cosa seria e Neuer non fa il miracolo. Vantaggio giallo e se non fosse stato per il portiere del Bayern (che a 1’ dal termine devitalizza Berg), quel primo tempo di ripartenze scolastiche e feroci degli svedesi sarebbe finito sullo 0-2 corrosivo.
LA PARTITA La Svezia, con un solo cambio, è quella che ha eliminato l’Italia
I tedeschi evitano il rischio di biscottone tra scandinavi e messicani
INVASIONE Perché poi quella curva canta «arrivederci» e allora la Mannschaft reagisce: Löw infila Marione Gomez e ridisegna i tre dietro a lui che però si scambiano continuamente posizione venendo poi assistiti da Hector (a sinistra) e Kimmich (a destra) azionando praticamente un mulino a vento che porta l’azione offensiva ad attaccare in nove. Dopo il pareggio firmato all’alba della ripresa da Reus (Werner la infila da sinistra, Gomez non ci arriva e l’ala del Borussia Dortmund infila anticipando Augustinsson), ecco che il dominio tedesco diventa invasione ve- ra: Neuer arriva fin quasi alla metà campo per assistere, avviare, dare voce alla rivolta. Olsen prende quasi tutto, addirittura rischia di vedersi infilato da un autogol casuale di Granqvist, Werner gira al volo e va fuori di poco, insomma tutto lascia pensare che la Svezia resista, anche perché Boateng si butta via.
KROOS&GOL Dopo aver rischiato nel primo tempo contro Berg ed essere stato ammonito, il centralone del Bayern (per poco) arriva ad azionare la propria irruenza ancora sul numero 9 svedese: siamo sulla
trequarti e Marciniak prima non rileva e poi decide che serve l’aggiunta di un cartellino. Doppio giallo e la Germania resta in 10 al 37’ s.t. Sugli spalti continuano a cantare «Arrivederci», poi Löw mette anche Brandt (palo violento) e l’assalto è disperato nonostante la Svezia sfiori il 2-1. Andersson, nel frattempo, aveva infilato Durmaz: che aveva già buttato palloni, fatto falli inutili per poi fare quello decisivo. E così spunta Kroos&gol su punizione: nessun addio alla Germania.
●Apre Toivonen, pareggia Reus, poi il gol-vittoria con i tedeschi in dieci: con il pari erano quasi fuori