Messina «Deluso? No, ho il 31° miglior lavoro della Nba»
●>esta vice di Pop agli Spurs dopo le 3 chance sfumate per fare l’head coach di una delle 30 franchigie pro’
Ettore Messina è a Bologna a riposarsi, prima di ricominciare fra un paio di settimane con la Summer League di Las Vegas. Anche il prossimo anno resterà fedelmente seduto al fianco di Gregg Popovich come primo assistente, dopo aver accarezzato il sogno di una panchina Nba tutta sua: 3 colloqui con 3 franchigie che poi hanno preso altre strade.
Ci racconta come è andata?
«Al principio si è in tanti, poi rimangono due finalisti. E’ un processo interessante e approfondito: c’è la volontà di conoscerti come persona e di capire la tua filosofia di gioco. Vogliono sapere che cosa faresti col roster a disposizione: il tipo di idee. E’ simile a un’intervista di lavoro per qualsiasi azienda anche fuori dallo sport».
Finalista tre volte, con Charlotte, Milwaukee e Toronto: è fonte di maggior rammarico?
«Faccio una premessa: sono il primo assistente di Popovich, il 31° miglior lavoro della Nba e sto bene dove sono. Ovvio che tutti vorrebbero allenare in Nba. Ma aver avuto una carriera importante in Europa, qui conta poco. Conta ciò che hai fatto negli Usa e come ti vedono. Se gli piaci bene, altrimenti prendono l’altro».
Ma lei avrebbe ancora voglia di allenare?
«Non so, è un momento in cui devi fare valutazioni funzionali pure alla famiglia. Ho un figlio che sta per entrare al liceo: i margini per cambiamenti significativi non sono ampi. Mi piacerebbe, ma non è una priorità assoluta per sentirmi soddisfatto. Nel mio futuro prossimo ora c’è solo la stagione che comincia fra 2 mesi e mezzo».
Golden State ha piegato Cleveland 4-0, 4a finale identica di fila: qualcuno dice «che noia!».
«Perché è stata l’ultima serie, quella in cui hanno dominato e allora tutti credono nel super team che gioca senza rivali. Non è così: Houston aveva allestito una squadra per poter vincere e in finale di conference ci è arrivata a un passo. Devono recriminare per l’infortunio a Chris Paul».
Dopo quasi 2 mesi come ha metabolizzato la sconfitta al primo turno con i Warriors per 4-1?
«E’ stata una stagione ad handicap, con il nostro top giocatore, Kawhi Leonard, fuori per tutto il campionato (appena 9 presenze ndr.). Così eravamo già contenti di esserci qualificati per i playoff».
Popovich ha incontrato resterà?
«Sinceramente non lo so. Si sono parlati e in questo momento non credo ci sia nulla di irreparabile.
Leonard:
E’ una situazione delicata su cui non ho molto da aggiungere».
Ginobili smetterà?
«L’anno scorso ha deciso a metà luglio, è ancora presto».
Milano ha vinto lo scudetto.
«Successo importante perché il loro proprietario ha investito con grande passione, magari ricavando anche meno di quello che sperava. Inoltre ha coinvolto Pianigiani, una persona di alto prestigio nella pallacanestro italiana. Per quel poco che ho visto, è stato un playoff combattuto. Milano è storicamente la favorita degli ultimi anni: per competenza, mezzi, allenatori, giocatori, società. Non stupisce se vincono. Trovo positivo che vogliano dare continuità alla rosa il campionato prossimo per puntare a un’ulteriore crescita».
Infatti, c’è da migliorare in Eurolega. Cosa suggerisce?
«Per crescere occorre passare pure per eventi negativi. All’inizio perdi male, poi lo fai restando in partita fino all’ultimo e allora cominci a essere rispettato e a vincere delle partite. E’ un progresso graduale che avviene grazie anche alla personalità dei giocatori».
A Torino c’è Larry Brown.
«So che aveva tanta voglia di allenare. La stagione passata era venuto al nostro training camp. E’ un grande, attirerà molta attenzione su Torino».
LEONARD RESTA? NON SO, NON CREDO CI SIA NULLA DI IRREPARABILE
ETTORE MESSINA SULL’ALA DEGLI SPURS
MILANO, SUCCESSO IMPORTANTE ARMANI HA INVESTITO TANTO
L’EX C.T. SUL TRICOLORE OLIMPIA
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IL DATO
Le Eurolega vinte da Messina (1998, 2001, 2006, 2008) È assistente agli Spurs dal 2014
Doncic chiamato col 3 avrebbe persino meritato di essere prima scelta assoluta.
«Sicuramente. Potrà avere un deficit atletico, ma dal punto di vista della personalità, della forza mentale, del sapere che cosa fare nei momenti cruciali è più pronto di un giocatore con un anno di college. Poi leggi i commenti di Barkley che sostiene che Luka è stato protagonista in tornei non sufficientemente competitivi. Qui non c’è ancora una reale conoscenza della tensione che si prova ad andare in campo in una Final Four d’Eurolega. Sono convinto che farà bene».