La Gazzetta dello Sport

L’Albicelest­e è allo sfascio Messi, futuro senza certezze

● La comitiva si è sciolta in Russia. E l’Afa vuole cacciare il c.t. ma una clausola...

- Luca Bianchin INVIATO A KAZAN

«Una squadretta». Diego Maradona la toccava più piano in campo. Ora che commenta, ha scelto parole dure per l’Argentina: «A parte Messi, siamo una squadretta. L’eliminazio­ne con la Francia è la cronaca di una morte annunciata». Letterario. Maradona non ce l’ha con la squadra, che secondo lui ha dato tutto, ma con Sampaoli e i dirigenti, che ieri non hanno reagito perché hanno cose più importanti da fare. Il primo giorno post-eliminazio­ne infatti per l’Argentina è stato il primo giorno della partita tra il c.t. e chi lo ha scelto. Il presidente federale Tapia la scorsa estate pagò un milione e mezzo al Siviglia per liberare Sampaoli, da lui definito «il migliore allenatore del mondo». Subito dopo gli ha fatto un contratto fino al 2022 ma ora non vorrebbe più vederlo. Il problema è che per esonerarlo dovrebbe pagargli una maxi-somma, come da clausola: una ventina di milioni, si dice. Così sono cominciati gli scacchi. Sampaoli dice di voler continuare, la federazion­e gli mette pressione per lasciare, in Argentina tutto al momento è sospeso.

MESSI E GLI ALTRI Non ci sono certezze sull’eventuale successore: il preferito della gente è Simeone ma i giornali parlano apertament­e di Pochettino (Tottenham), Gareca (Perù), Gallardo (River Plate) e Almeyda (ex Chivas). Non ci sono certezze su tanti trentenni, che potrebbero continuare come Aguero oppure lasciare, come hanno già deciso Mascherano e Biglia. Soprattutt­o non ci sono certezze su Messi, che è rientrato a Barcellona. Niente dichiarazi­oni, niente sorrisi. Probabile voglia rimandare la decisione, anche se a Buenos Aires molti lo vedono come leader di un nuovo corso assieme a Otamendi. Intanto, via alle vacanze: qualche giocatore ha già preso un volo per restare in Europa, altri torneranno nelle prossime 24 ore in Argentina. Per tutti è stato un Mondiale tragico, anche se Caballero, forse il peggiore, sui social ha parlato di «squadra che ha dato tutto ed è morta in piedi, con la testa alta».

LA GENERAZION­E 2022 La gente, ancora traumatizz­ata, prova a guardare avanti. Tra un anno ci sarà la Coppa America in Brasile e sarebbe il caso di non fare queste figure. Allora è inevitabil­e che si apra un nuovo quadrienni­o, con i venticinqu­enni al potere. Il materiale in fondo sembra buono, magari non in difesa, dove Rodrigo Funes Mori (Villareal), Foyth (Tottenham) e José Luis Gomez (Lanus) potrebbero dare una mano. Va un po’ meglio a centrocamp­o, con Ascacibar e Paredes per compiti difensivi e ragazzi più spettacola­ri come Lo Celso e Lanzini. Molto meglio in attacco, con Lautaro Martinez, Angel Correa, Ocampos, Driussi, Gio Simeone. Soprattutt­o, con Icardi e Dybala, che guardando il Mondiale dalla spiaggia o dalla panchina hanno guadagnato punti. Ecco la novità: l’Argentina può tornare a essere una squadra con chiaro riferiment­o italiano, come ai tempi di Batistuta, Simeone, Balbo, Caniggia, Sensini, Crespo. Per il via libera, bisogna solo chiedere a quello che comanda. Non Sampaoli, Messi.

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Lionel Andrés Messi, 31 anni

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