Gli inglesi passano all’ultimo rigore La Svezia avanti
●Petkovic non trova il modo di scalfire la difesa dei gialloblù, decide un tiro del fantasista deviato da Akanji: prima volta ai quarti dal 1994
Bacca condanna la Colombia, Kane consolida il primato tra i bomber Gli svedesi nei quarti dopo 24 anni
Finirà che gli italiani, forse, cominceranno a odiarli un po’ meno, questi signori vestiti di giallo che giocano un calcio semplice, un 4-4-2 disegnato col righello, che a volte quando la palla passa in area sembrano avere piedi di legno d’abete (il simbolo del Paese), che però lungo la strada mondiale hanno battuto la Francia, eliminato gli spocchiosi olandesi e i confusi azzurri e ora battendo la Svizzera con un gol anche un po’ fortunoso (Forsberg a segno al 21’ del secondo tempo, ma la deviazione di Akanji è un bel regalo) sono entrati nel club delle otto migliori squadre del mondo: la Svezia torna nei quarti, che non raggiungeva dal 1994 quando arrivò terza. Meglio andò nel 1958 sull’erba di Stoccolma, ma quella è un’altra storia, e in questa Svezia non ci sono fuoriclasse che possano ambire a tanto. Ci sono però giocatori quadrati, c’è un gruppo solido, creato da Andersson anche con l’esclusione di Ibrahimovic, che probabilmente adesso dovrà tenere la bocca chiusa per un po’, visto dove sono arrivati gli ex compagni. Nella giornata della cinquantesima partita giocata in Coppa del Mondo (soltanto 11 squadre ne hanno giocate tante), la Svezia festeggia un risultato che nessuno probabilmente avrebbe pronosticato. L’idea era che gli uomini in giallo sarebbero usciti inceneriti in un girone con Germania e Messico, invece gli abetini hanno resistito a tutto.
PRECISIONE Non che la Svizzera abbia fatto molto per sradicare la Svezia, agguerrita ma precisa. Di solito si dice degli svizzeri, precisi come gli orologi: in realtà in questo Mondiale gli svizzeri sono arrivati in ritardo molte volte, alle conferenze stampa e nelle partite, e ieri arrivavano tardi su ogni pallone. Ha tardato anche Petkovic, che ha provato a cambiare qualcosa soltanto dopo aver subìto il gol, ma né Embolo né tantomeno Seferovic hanno saputo scalfire la coppia centrale Lindelof-Granqvist. La Svizzera non batte la Svezia dal 1994 (c’era Hodgson in panchina), e la squadra timorosa messa in campo da Petkovic non ha mai creato vere chance di successo. Pessimo Shaqiri con i suoi guizzi inutili, pessimo Xhaka che non ha mai inciso e si è pure perso Forsberg nell’azione decisiva aprendo il buco che il centrocampista svedese è stato bravo e fortunato a utilizzare chiudendo il dai e vai con Toivonen. La partita è stata bloccatissima a lungo, Ricardo Rodriguez ci ha provato più degli altri ma non è riuscito a sfondare. Un tiro alto di Dzemaili al 38’ dopo un duetto con Zuber è tutto quello che si ricorda del primo tempo svizzero. Ma una decina di minuti prima erano stati gli svizzeri a rischiare, graziati da Berg che si era smarcato bene senza riuscire a superare Sommer. Senza Lichtsteiner e Schaar, squalificati, gli svizzeri hanno sofferto in difesa. Sulle fasce invece i difensori svedesi sono stati implacabili quanto al centro rimandando al mittente ogni tentativo di fuga. Drmic davanti è stato solitario e impalpabile nell’inutile frullare di Dzemaili, Shaqiri e Xhaka.
MARE GIALLO Ha vinto la noia del primo tempo, giocato a ritmi bassissimi nonostante l’aria fresca di San Pietroburgo. Sembrava vincere la noia anche nel secondo, quando è arrivato il gol che ha sciolto la tensione. Petkovic allora ha provato a dare una scossa: via Dzemaili e Zuber, dentro Embolo e Seferovic. In area la pressione è rimasta tale e quale. Embolo ci ha provato, Lustig ha deviato, ma sulla linea c’era l’amico Forsberg a risolvere la situazione prima di uscire acciaccato. E’ stato l’unico brivido oltre al colpo di testa di Seferovic neutralizzato da Olsen. La Svezia andava a briglia sciolta, Olsson appena entrato ha cercato gloria e trovato la spinta di Lang ai limiti dell’area a tempo quasi scaduto. Skomina ha fischiato un rigore che non c’era e tutto lo stadio è rimasto muto in attesa della Var. E’ stato un lungo attimo di silenzio, prima che il coro dei gialli ripartisse sfrenato.