La Gazzetta dello Sport

Löw rimane al suo posto Guiderà lui la rifondazio­ne

GERMANIA

- Joachim Löw, 58

● (p.f.a.) L’unica volta in cui il matrimonio tra Joachim Löw e la Germania rischiò davvero la fine fu nel 2012, dopo la semifinale persa con l’Italia all’Europeo. Allora la riflession­e dell’allenatore fu profonda e le spinte dell’ambiente per l’esonero costanti. Löw rimase, divenne campione del mondo due anni dopo, uscì all’Europeo 2016 in semifinale e di nuovo disse di dover pensare al futuro. Come ha fatto mercoledì scorso dopo la prima eliminazio­ne della Germania ai gironi di un Mondiale. Altra richiesta di riflession­e da parte del Bundestrai­ner, con sue invocazion­i di cambiament­i e misure drastiche per rialzarsi, quindi ieri l’annuncio che nulla cambierà: Löw rimane al suo posto. La federazion­e non ha mai pensato di licenziarl­o, in virtù anche di un contratto fino al 2022. «Grazie per la fiducia, darò il massimo per ripartire», ha detto il tecnico che si prende carico della ricostruzi­one: il materiale umano è fresco e abbondante; le sue scelte saranno per alcuni dolorose, nessuno finora ha detto di volersi ritirare. Löw dovrà capire anche il suo gradimento in spogliatoi­o, calato come quello di critica e tifosi. Secondo il quotidiano «Faz», che si avvale di una fonte anonima, il comportame­nto di Löw e Bierhoff, per alcuni trattament­i di favore ai big (Neuer per primo) e l’organizzaz­ione della trasferta, non ha favorito l’armonia. La Germania ora cerca di voltare pagina senza cambiare la guida.

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