LA LEZIONE DEI RAGNI E IL LEGAME CON LE NUOVE GENERAZIONI
Il 60° anniversario della prima salita al Gasherbrum IV
L’altra sera, sul lago di Como, dopo aver rivisto con piacere Giuseppe Alippi, il Det, vecchio compagno della spedizione alla Sud del Lhotse, ho avuto modo di chiacchierare un po’ con altri due Ragni, i giovani Matteo De Zaiacomo e Luca Schiera. Erano venuti ad assistere alla serata organizzata dal CAI di Colico in cui ho cercato di spiegare il fascino dell’impossibile attraverso la storia dell’alpinismo. Il legame con quello che hanno fatto le generazioni precedenti è fondamentale per i giovani, che così possono essere coscienti del fatto che, mentre spostano sempre più in alto i limiti, stanno comunque salendo sulle spalle di chi ha scalato prima di loro. Un bell’esempio è quanto sta avvenendo su una delle più affascinanti montagne della Terra, il Gasherbrum IV. Per poche decine di metri non fa parte degli Ottomila, ma è molto più difficile da salire di molte delle 14 montagne più alte della Terra, compresi i suoi due «fratelli» maggiori e perfino il non lontano K2 . Per questo finora è stato salito solo quattro volte. Ma quest’anno quattro sono le spedizioni che hanno deciso di scalarlo. Non è un caso. Infatti fra un mese ricorrerà il 60esimo anniversario della prima salita, realizzata da una spedizione italiana del CAI, guidata da Riccardo Cassin. Il 6 agosto 1958 arrivarono in cima Walter Bonatti e Carlo Mauri. Fortissimi erano anche i loro compagni di spedizione: oltre a Cassin, «papà» dei Ragni, Toni Gobbi, Giuseppe Oberto e Bepi De Francesch. Con loro c’erano anche il dottor Donato Zeni e Fosco Maraini, che scrisse un bellissimo libro su quell’avventura. La loro via sulla Cresta Nord-Est non è mai stata ripetuta. Ora ci proverà una delle quattro spedizioni di cui ho detto. Italiana, ovviamente.