NADAL COME DJOKOVIC E BORG A LONDRA LA PRIMA SULL’ERBA
Ascoltare il corpo, comprenderne i segnali e saperlo gestire nel migliore dei modi è la prima regola di un tennista che vuole allungare la propria carriera. Seguendo l’esempio di Djokovic, tre volte vincitore a Wimbledon senza tornei preparatori, e senza tornare indietro fino a Bjorn Borg che conquistò cinque volte i Championships senza giocare mai alcuna altra
partita sull’erba in carriera, Davis a parte, Rafa Nadal si è presentato a Londra senza aver disputato match ufficiali. Per riposare, tenere al sicuro le ginocchia che sulla superficie soffrono i piegamenti necessari per colpire palle che rimbalzano più basse e per fare il pieno di benzina in vista della lunga e faticosa estate tennistica, ha disertato il Queen’s, pur essendo iscritto, e poi ha giocato una semplice esibizione. Niente di particolarmente serio e probante ma, in quella occasione, si erano notati
alcuni step interessanti. Alcune conferme sono arrivate nel primo turno londinese di ieri contro Dudi Sela, ma la morbidezza dell’avversario mi induce a prenderle con le molle. La posizione sul campo in fase di ribattuta appare meno conservativa e con il dritto, adesso meno carico di giri, cerca soluzioni più definitive in particolare sul lungolinea. Dovremo attendere i prossimi turni, giocati con l’erba ancora compatta e veloce, per verificare la prontezza di riflessi e la rapidità negli spostamenti laterali dello spagnolo e solo allora avremo davanti un quadro più chiaro. Se riuscirà a passare indenne questa prima fase, potrà trarre grande giovamento dall’avvento di condizioni meno complicate e più lente e potrebbe trovare, strada facendo, la miglior condizione fino a diventare un cliente difficile per tutti. La sua è stata una scelta coraggiosa, non priva di punti interrogativi, e solo al termine del suo torneo sapremo se sarà stata anche lungimirante.