Certezza Brasile: con Gabriel Jesus l’attacco funziona
c.t. Tite oltre il dualismo con Firmino: la punta del City libera l’estro di Neymar col suo gioco
Alessandra Bocci INVIATO A SAN PIETROBURGO
Il dualismo è stato benedetto mesi fa da Pep Guardiola: «Fortunato il Brasile ad avere due attaccanti così». Già, fortunato Tite, e bravo a gestire ogni situazione in uno spogliatoio che con Dunga era diventato la torre di Babele, un luogo di incomunicabilità frequentato da bimbi litigiosi. Invece adesso il clima è pacifico, le gerarchie chiare. In difesa, a centrocampo, ma anche in attacco, dove Gabriel Jesus, il cucciolo della compagnia, resta un elemento fondamentale: Firmino ha avuto e avrà i suoi spazi, ma il c.t verdeoro è deciso a proseguire sulla linea dell’equilibrio raggiunto. Gabriel Jesus è il falso nove che lascia libero Neymar di inventare e questa è la sua dote più grande agli occhi di un allenatore che a giocare senza un vero centravanti è abituato: lo faceva quando allenava il Corinthians che ha vinto tutto, e d’altra parte Gabriel Jesus giocava in questo modo, sobbarcandosi una buona quantità di lavoro difensivo, anche nel Palmeiras, prima di partire con destinazione Premier. Perciò, matrimonio perfetto e posto in squadra assicurato nonostante il dibattito che attraversa il Brasile, dove discutere di futebol è un dovere e esprimere opinioni pallonare una religione.
SACRIFICIO E VELOCITA’
Prendiamo i capi d’accusa, per così dire, che pendono sulla testa del 21enne Gabriel Jesus: sostanzialmente il peccato più grave per un attaccante, perché in questo Mondiale non ha ancora fatto gol. Però nel ciclo di Tite (25 partite) soltanto Neymar ha segnato più di lui: 11 gol il re della Seleçao, 10 l’attaccante del City. Nella preparazione al Mondiale Gabriel Jesus ha dato una bella mano ed è di- ventato una chiave tattica importante per il c.t: ha corsa e qualità, fa la fascia e rincorre il terzino, aiuta a mantenere l’equilibrio e apre spazi al talento di O’Ney, che come si sa non è un gran faticatore in fase difensiva. Tite ha cambiato tre uomini contro la Serbia, e Gabriel Jesus ha giocato 90’. Ne ha cambiati tre contro il Messico, ma l’attaccante di Guardiola non si è mosso dal campo. E’ indispensabile sul piano tattico e la cosa ormai è chiara a tutti, come la filosofia di Tite: maledetta la squadra che dipende da un centravanti. E se hai un fuoriclasse come Neymar, la cosa più importante è permettergli di giocare libero.
ESPERIENZA Poi ci sono gli elementi a favore di Firmino: più esperto, per ragioni anagrafi- che (26 anni contro i 21 dell’attaccante del City), scaltro e bravo a entrare in partita in poco tempo. Contro il Messico pochi minuti gli sono bastati per segnare. Tite vede Firmino come un uomo dai piedi buoni che può giocare dietro a un altro attaccante. Al Liverpool lavora per mandare in gol elementi velocissimi come Salah e Manè, e insomma è un giocatore duttile che il c.t del Brasile sta cercando di utilizzare al meglio. Perché Tite è un mago nella divisione dei compiti: Gabriel Jesus gioca per mandare Neymar sul velluto, Firmino interviene quando neppure il velluto basta più. E’ una formula che finora ha funzionato, perciò tutto il Brasile si aspetta di cancellare i giorni grigi vissuti 4 anni fa, e non solo.