IMPRESA FABBIANO BATTUTO WAWRINKA
● Il 29enne pugliese supera Wawrinka: «Adesso so che posso battere avversari così»
Mettici il dito, Thomas. E credici. La seconda apparizione dura appena 12 minuti, dopo le due ore e 28’ del giorno prima interrotte da uno scroscio malandrino, ma basta per l’ascensione al cielo di un timido e laborioso ragazzo del Sud, accompagnato da junior dalla fama di sicuro campione e poi smarritosi a lungo tra gli ostici meandri del tennis che conta davvero. E l’Italia, ancora inebriata dallo champagne parigino di Cecchinato, plaude a un altro eroe sbocciato all’improvviso, il piccolo gigante Fabbiano da San Giorgio Jonico, figlio di un medico e di un’estetista, racchetta in mano a quattro anni: perché Wawrinka sarà senz’altro il fantasma di se stesso, ma alla terza partita in carriera sull’erba sacra di Church Road e dopo una notte a meditare, prendersi d’imperio il suo cuore e la sua anima non era così scontato.
SONNO RISTORATORE Nient’affatto scosso dai due set di vantaggio e da quel 40 pari sul 6-5 contro del terzo che rischiava di infilarsi come una lama rovente nel destino della partita, Tommasino l’aveva sognata così: «Ho dormito benissimo, in fondo era lui a dover vincere tre set. L’interruzione mi ha permesso di pensare alle cose che avrei dovuto fare meglio per non farmi riprendere». Tornare a pizzicare con il servizio, velocizzare di nuovo il dritto per costringere il pachidermico Stanimal a spostamenti indigesti: Fabbiano esegue e non trema di fronte ad altri due set point che lo svizzero si procura nel tie break (annullati da un rovescio largo del rivale e da un dritto vincente del nostro), fino all’apoteosi sul rovescio lungo di un Wawrinka disperato e poi quasi senza parole in una conferenza stampa surreale. UMILTÀ Dall’altra parte è festa, seppur contenuta com’è nel carattere di Thomas: «Sono umile, ma è un pregio che spesso non ti aiuta, a volte in carriera avrei dovuto metterci più spavalderia». Ma adesso non ci sono rimpianti che possano macchiare la vittoria più bella e preziosa, neppure i ricordi dei cento e cento successi da ragazzino che parevano la via più breve verso la gloria che ai tempi tutti gli pronosticavano, malgrado il metro e 73 scarso: «Magari avrei potuto arrivarci prima, ma non sono uno che si mette fretta, ciascuno ha i suoi tempi di maturazione. E comunque se ora sono qui è per il lavoro cominciato 15 anni fa». DIMENSIONE Provò perfino l’avventura in Germania con il gruppo di Tipsarevic, ora la sua dimensione ideale è a Foligno da coach Gorietti, che agli allievi dell’Accademia regala un libro prima di ogni collaborazione: «Penso che la mia qualità migliore – confessa il numero 133 del mondo che è stato 70 a settembre – sia la voglia di scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo, anche di me stesso: in questa partita ho capito di poter vincere contro giocatori del livello di Wawrinka». La statura non ha mai rappresentato un problema («Se perdo da una parte, recupero dall’altra»), il servizio poco spinto nemmeno («La battuta fa la differenza tra vincere gli Atp e gli Slam, non tra il diventare forte oppure no»), l’etica lavorativa ha impressionato anche Federer che lo ha invitato a allenarsi con lui quattro giorni a dicembre a Dubai e poi anche agli Australian Open. In stagione, Fabbiano aveva vinto 5 partite in 12 tornei Atp, adesso lo aspetta il terzo turno nel tempio contro il Next Gen greco Tsitsipas, numero 35 del mondo e vittorioso al quinto set contro Donaldson: «È forte, ed è pure un amico». Mettici un altro dito, Thomas.
HO DORMITO BENISSIMO, ERA LUI CHE DOVEVA VINCERE TRE SET...
THOMAS FABBIANO SU WAWRINKA
LA CHIAVE «L'umiltà non aiuta. A volte avrei dovuto metterci più spavalderia»
A dicembre Federer l’ha invitato a Dubai ad allenarsi con lui, e poi a Melbourne
IL PROSSIMO AVVERSARIO? È FORTE, ED È PURE UN AMICO
THOMAS FABBIANO SU TSITSIPAS