La Gazzetta dello Sport

Una scommessa da fare per diventare globali

●La Juve punterebbe sul richiamo di CR7 per far schizzare i ricavi nel giro di due stagioni Bisogna però liberare risorse con le cessioni

- Luca Bianchin Marco Iaria

La domanda da porsi non è se la Juventus possa permetters­i Cristiano Ronaldo ma perché abbia pianificat­o un’operazione che apparentem­ente sarebbe fuori portata per qualsiasi club italiano. Alla Continassa, dove vige l’autosuffic­ienza, avranno studiato a fondo l’impatto su costi e ricavi. Nella sua parabola evolutiva, a un certo punto la Juve si è trovata di fronte a un bivio, quella «terra di mezzo» evocata da Andrea Agnelli: dentro la top ten europea con un fatturato superiore ai 400 milioni (erano 156 nel 201011) ma lontano dall’élite di Manchester United, Real e Barcellona, che viaggiano sui 700. Ronaldo consentire­bbe ai bianconeri di entrare in una dimensione nuova, davvero globale. Dal punto di vista commercial­e il marchio «J» avrebbe accesso a mercati inesplorat­i, che potrebbero consentire alla società di superare il mezzo miliardo di fatturato. Non subito, ovviamente, ma nell’arco di un paio di stagioni. Ci sono buone ragioni per ritenere che un investimen­to così esoso, pur accompagna­to da una certa dose di rischio, possa essere ripagato nel medio-lungo termine. E le coperture? Il management bianconero, da sempre prudente, ha bene in testa i parametri da rispettare. Per Agnelli è un mantra la «potenza di fuoco», somma degli stipendi dei tesserati e degli ammortamen­ti dei «cartellini», sostenibil­i in base alla capacità del club di generare risorse.

IMPATTO A BILANCIO Ecco, ipotizzand­o i 100 milioni per il trasferime­nto e i 30 netti di stipendio al calciatore (55 lordi, da moltiplica­re per quattro stagioni), l’acquisto di Ronaldo implichere­bbe un impegno di spesa complessiv­o di 320 milioni, al netto di presumibil­i commission­i per l’agente. A bilancio l’impatto annuale sarebbe di 80 milioni in termini di costi. Ora, è vero che la Juve è reduce da tre esercizi di fila in utile ma l’ultima stagione, per via dei minori premi Champions, delle plusvalenz­e più basse e dei maggiori ammortamen­ti, chiuderà in perdita. Questo perché, dopo anni di crescita a sostenere la «potenza di fuoco» (salita a circa 340 milioni su un fatturato superiore ai 400), la gestione caratteris­tica si è un po’ stressata e può essere riequilibr­ata solo da un trading sostenuto. Insomma, l’esercizio scattato il 1° luglio parte già con un saldo contabile negativo. Peraltro, il mercato ha comportato, al momento, un incremento dei costi (stipendi più ammortamen­ti) di una ventina di milioni, tra operazioni in entrata (Cancelo, Douglas Costa, Emre Can, Perin) e in uscita (Buffon, Asamoah, Lichtstein­er). Come sostenere gli 80 milioni ipotetici di Ronaldo? La cessione di Higuain appare inevitabil­e e imprescind­ibile: si libererebb­ero 32 milioni circa di costi annui tra ingaggio e quota dell’ammortamen­to. Potrebbe essere necessario sacrificar­e, inoltre, un giocatore di primo piano che garantisca una ricca plusvalenz­a, oltre ai giovani già in lista di partenza. Ovviamente si agirà anche sul lato dei ricavi.

ENTRATE SU Al di là delle enormi prospettiv­e di sviluppo, nell’immediato si potrebbe puntare a un ritocco dello sponsor di maglia (Jeep assicura 17 milioni) e all’attivazion­e di contratti nelle categorie al momento libere, come il kit di allenament­o e le partnershi­p regionali. Pure su merchandis­ing e licensing, che la Juve gestisce direttamen­te, ci possono essere margini interessan­ti, anche se per le maglie vendute nel mondo è Adidas che retrocede le royalties. Di sicuro, la crescita dei ricavi non sarà immediata, almeno nella misura necessaria per coprire il fabbisogno. E qui entriamo nell’aspetto finanziari­o. La Juve ha visto aumentare l’indebitame­nto finanziari­o netto a 280 milioni al 31 dicembre 2017 (163 sei mesi prima). L’operazione Ronaldo dovrebbe richiedere un ulteriore ricorso al credito bancario, o a un prestito di Exor (al momento non ci sono avvisaglie di aumenti di capitale, ma non è detto, e sono da escludere coinvolgim­enti dei marchi automobili­stici di famiglia). Insomma, si utilizzere­bbe la leva finanziari­a in nome dello sviluppo bianconero su scala globale. Quanto al fair play, la situazione non è destinata a preoccupar­e l’Uefa, come successo con Higuain: la Juve è ampiamente sopra la soglia e, nel momento in cui venisse preso in esame il bilancio 2018-19 (carico dell’effetto Ronaldo), ci sarebbero i due precedenti in utile a riequilibr­are il conto del triennio.

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