Martinez, il c.t. che la Spagna ignorava e ora vorrebbe
Così, senza nemmeno passare dal via. Il cronista spagnolo si scusa perché è la prima domanda, ma non può fare a meno di chiedere a Roberto Martinez se gli piacerebbe («in futuro eh, un domani...») occupare la panchina della Spagna. Il c.t. belga a differenza di quanto avrebbe fatto qualcun altro dà una non riEden sposta, però in tono educato. «Fai il tuo lavoro, lo capisco, ma io mi sto giocando un quarto di finale mondiale contro il Brasile. E’ un momento molto eccitante per me e la mia squadra, e come puoi immaginare l’attenzione è tutta lì. Non penso ad altro». E sembra sincero quando dice a Cadena Ser di essere sorpreso: «In Spagna non sono conosciuto». Una volta, forse, ma ora pare che il suo nome circoli: a Madrid si sono di avere un grande allenatore che è cresciuto all’estero e presto potrebbe diventare anche profeta in patria. Questo Mondiale è una rampa di lancio per tanti e Martinez si iscrive alla lista. Una sconfitta con il Brasile, a meno che non assumesse proporzioni epiche, non rovinerebbe probabilmente l’immagine di un tecnico che ha dato un’identità al guazzabuglio lasciato da Marc Wilmots.
OTTIMISMO «Sono ottimista dice Martinez - perché ci siamo preparati bene per questa partita, sappiamo quanto abbiamo lavorato e vogliamo godercela dal primo all’ultimo minuto. La mia fortuna è avere tanti giocatori bravi, potenzialmente titolari: pensate a come sono entrati in partita Fellaini e Chadli contro il Giappone. Sono due vincenti, due lottatori, un esempio per i ragazzi che devono affrontare delle avveraccorti
sità». L’avversità che tutta la squadra deve affrontare oggi si chiama Brasile e al Belgio non porta fortuna: nel 2002 la Seleçao lo eliminò grazie anche a una clamorosa svista arbitrale ricordata da Kompany: «E’ un trauma per la vecchia generazione, sarebbe bello cancellarlo», ha detto il difensore. Martinez ci prova: e se ci riuscirà, le quotazioni andranno ancora più su.