La Gazzetta dello Sport

Fognini, tutto facile contro l’amico Bolelli

●Fabio si impone per 3-0: «Ho battuto un fratello». Simone: «È stato più forte» Ora l’attende Vesely, come un anno fa

- INVIATO A LONDRA ri.cr.

Un derby non si gioca. Si vince. E tocca a Fognini il piacere intenso eppur amarognolo di un successo contro un avversario certamente non uguale agli altri: «Ho battuto un fratello, ma nello sport accade anche questo». Fabio con Simone Bolelli ha condiviso lunghi tratti delle vita non solo in campo, dove insieme sono arrivati fino alla vetta suprema di uno Slam in doppio in Australia nel 2015: ma non si affrontava­no da otto anni. Una sfida tra amici veri porta sempre con sé l’incognita di un approccio per forza diverso, perché dell’altro conosci tutti i segreti. Bole parte con la grancassa, serve come un ossesso e si ritrova sopra 3-1 perché non dà il tempo a Fogna di organizzar­e la difesa sugli scambi prolungati: «Però quello è stato l’unico momento in cui mi sono sentito davvero in controllo del match – ammetterà il bolognese – poi Fabio è salito e onestament­e è stato migliore di me». Sciolta la tensione, infatti, il numero uno d’Italia si impossessa della partita punto dopo punto, e anche se serve solo una prima su due nei game in risposta trova sempre le contromisu­re alle bordate che gli arrivano e da lì costruendo una ragnatela che costringe Simone a muoversi molto e a non avere più palle facili da attaccare. Vinto pure il secondo set con un break chirurgico nel decimo game, il ligure diventerà intoccabil­e: «A quel punto mi sono reso conto che lui aveva mollato, non è facile commentare questa vittoria perché per il rapporto che c’è tra noi è un po’ diversa da ogni altra, però sono soddisfatt­o perché ho giocato molto bene nei punti importanti».

AVANTI IL PROSSIMO Era la quinta volta che due azzurri si affrontava­no a Wimbledon, la 15ª in uno Slam: «Cerchi di prepararla come fosse una partita normale – diranno all’unisono – e quindi provando a sfruttare i punti deboli dell’altro, ma c’è sempre quel pizzico d’emozione in più che può cambiare le prospettiv­e». Fognini approda per la quarta volta al terzo turno dei Championsh­ips, che adesso gli offrirà il remake della sfida dell’anno scorso, sempre alla stessa altezza del tabellone, contro il ceco Vesely, numero 93 del mondo con il quale si è imposto nei tre precedenti: «Un avversario che serve bene, magari un po’ macchinoso negli spostament­i e perciò dovrò farlo correre. Sono contento del livello del mio gioco, in ogni caso vincere due partite sull’erba non è mai facile». Una superficie che avvicina sempre con circospezi­one, anche se lo sconfitto di giornata ne esalta le potenziali­tà a ogni latitudine: «Forse è solo una questione di testa, ma anche sui prati Fabio è un giocatore con grandissim­e qualità e con una varietà di soluzioni da poter mettere in difficoltà chiunque». Le parole di un amico valgono più della verità.

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Fabio Fognini e Bolelli alle spalle

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