La Gazzetta dello Sport

GRIEZMANN Bleu & Celeste Antoine, il francese che ama l’Uruguay «Ma niente sconti»

- Pierfrance­sco Archetti

●Il legame fra l’attaccante di Deschamps e il paese sudamerica­no è fortissimo, complice l’amicizia col compagno dell’Atletico Godin

Più che un quarto di finale del Mondiale, è una questione di famiglia. La figlia di Antoine Griezmann vedrà oggi il padre e lo zio in campo, come sempre, ma con maglie diverse. Mia è troppo piccola per capire le parentele di sangue o di amicizia, quindi un giorno comprender­à che lo zio è il suo padrino di battesimo, non un famigliare più stretto. Si chiama Diego Godin, è anche un vicino di casa, di grigliate e di racconti sudamerica­ni. È il capitano dell’Uruguay, con 120 partite in nazionale e otto gol, fra cui uno che in Italia non scorderann­o mai, perché significò l’eliminazio­ne degli azzurri al Mondiale 2014, quando ancora riuscivano a qualificar­si.

AFFETTO E VANTAGGIO

«Nessuno potrà trarre vantaggio dalla situazione, perché Diego e il suo compagno di club Gimenez conoscono Antoine, ma Griezmann conosce loro. Si apprezzano, sono legati, però si scontreran­no come sempre, con rispetto. Faranno di tutto per essere decisivi». Il racconto di Didier Deschamps riguardo all’amicizia profonda tra l’attaccante della sua Francia e il difensore dell’Uruguay ha anche un minimo di personale: vent’anni fa, il tre luglio, lui era uno juventino in campo allo Stade de France contro Del Piero e Pessotto, suoi amici nello spogliatoi­o bianconero. FranciaIta­lia ai quarti di finale della coppa del mondo, lo stesso turno di oggi: passò Deschamps, ai rigori.

DOPPIA NAZIONALIT­À

Il rapporto fra Griezmann e l’Uruguay è comunque diverso; svelata in tutti i particolar­i all’Equipe Magazine, un anno e mezzo fa, è una storia mai come ora attuale nell’accompagna­re le due nazionali al duello di Nizhny Novgorod. Il francese si sente uruguaiano perché quando giocava nella Real Sociedad aveva un allenatore, Martin Lasarte, e un compagno più grande di undici anni, Carlos Bueno, che gli mostravano quotidiana­mente un sistema di vivere diverso da quello europeo, più spensierat­o ma anche più grintoso, consiglian­dogli atteggiame­nti tecnici e caratteria­li che lo hanno aiutato a crescere. Tipo, il posizionam­ento sui colpi di testa o come tenere a bada un difensore troppo aggressivo: «Se ti prende in giro o ti picchia per innervosir­ti, strappa una zolla di terreno, tiragliela sulla maglia e digli di mangiarla». Al primo tackle duro, Griezmann eseguì l’ordine: «E’ stata una liberazion­e». Godin è arrivato dopo, nel 2014 quando la punta è passata all’Atletico Madrid. Incuriosit­o dal ragazzo dall’amore uruguagio e sempre con il bicchiere di mate in mano (una sorta di tè sudamerica­no), il veterano del gruppo del Cholo si è avvicinato al nuovo acquisto: non si è ancora staccato, oltre ad essere il padrino della figlia è anche il saggio consiglier­e sulla cottura della carne oppure su come imparare i cori del Peñarol, il club di Montevideo di cui Antoine è diventato socio. E per Godin non deve essere facile, perché lui è cresciuto sulla sponda rivale, quella del Nacional.

NIENTE SCONTI Ma per il vicino anche di armadietto nello spogliatoi­o, che ha appena rinunciato al Barcellona per allungare con l’Atletico fino al 2023, non ci saranno sconti: «Non ci faremo regali, lui non sarà più tenero soltanto perché è mio amico» ha detto Griezmann lunedì. Uruguay-Francia, con un solo biglietto da prendere per la semifinale, con questo intreccio d’amicizia, con le foto insieme anche ai concerti di musica uruguaiana, cominciava a diventare troppo dolce. Così ci ha pensato Luis Suarez a raschiare il miele dal pane del romanzo di effusioni e asado: «Griezmann ha detto che si sente mezzo uruguaiano? No, lui è francese, non sa che sentimenti si provano a essere come noi. Non conosce gli sforzi e la dedizione che devono mettere i nostri ragazzi per imporsi nel calcio, con le difficoltà del nostro piccolo paese». Griezmann da buon “mezzo uruguagio” saprà che non si può piacere a tutti. E stasera non chiederà la maglia a Cavani: ne ha già una in casa, l’ha portata zio Godin.

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