O NEY COME UN BIRILLO NELLA RIVOLUZIONE RUSSA
●●iorgetti: «Il Coni scelga la città, ma deve essere una candidatura di buonsenso». E Graz si ritira
Il Governo dice al Coni: vai avanti, scegli tu la città. Ma fallo provando a cercare «soluzioni condivise», soprattutto per contenere i costi e rendere sostenibile l’avventura olimpica e paralimpica per conquistare l’organizzazione dei Giochi invernali del 2026. Stavolta è bianca, diciamo quasi bianca la fumata visto che il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, a margine del convegno «S Factor» del Csi, la illustra comunque con un «sì a precise condizioni: che siano rispettati parametri di buonsenso e di sostenibilità ambientale». Insomma, no alle organizzazioni «faraoniche viste in giro per il mondo». Dunque, ora la partita Cortina-Milano-Torino cambia campo di gioco e arriva un altro arbitro, il Consiglio nazionale del Coni. Che però non risolverà la questione martedì anche perché è lo stesso Giorgetti a invitare «a riflettere adeguatamente sulla posizione del Governo». Morale: il 10 la discussione comincerà, ma ci vorranno altri 15 giorni per arrivare alla scelta.
Che poi dovrà essere valutata dal Consiglio dei ministri per il via libera definitivo, condizione indispensabile per andare avanti.
ITALIA-SVEZIA? Verso dove? Il contesto internazionale induce all’ottimismo. L’austriaca Graz si è ritirata a sorpresa per il mancato appoggio della Stiria. La turca Erzurum, la canadese Calgary e la giapponese Sapporo sembrano indietro. E Stoccolma dovrà superare il passaggio delle elezioni politiche di settembre. Non è un mistero però che sia l’avversaria più dura. Un altro Italia-Svezia? Sì, però con una possibile via d’uscita per entrambe. È probabile che, come ha fatto per Parigi 2024 e Los Angeles 2028, il Cio arrivi a una doppia assegnazione invernale 2026-2030. Insomma, il vento che tira spinge l’Italia. PALETTI E CONTROLLI Anche se la prudenza è necessaria dando un’occhiata alle storie più recenti delle candidature olimpiche italiane o aspiranti tali. A quanto sembra, Lega e 5 Stelle sono riusciti a evitare divisioni anche grazie alla mediazione del premier Conte, allontanando lo spettro di una «balcanizzazione» politica della scelta. Ma il sentiero che porta alla «soluzione condivisa» è molto accidentato. E naturalmente il rischio del fuoco amico non si può dire del tutto scongiurato. Giorgetti ha comunque fissato i paletti, promettendo un controllo «prima, durante e dopo» di tutti i conti dell’organizzazione. Mentre il comunicato finale del Consiglio dei ministri definisce così le priorità che dovranno ispirare la scelta: «Contenimento degli oneri complessivi e valorizzazione del rapporto costi/benefici dell’evento, tenendo conto della sostenibilità del progetto a livello sociale e ambientale, dell’eredità dei Giochi verso la città, il Paese e le future generazioni».
CONI SODDISFATTO Giovanni Malagò ha reagito positivamente. D’altronde il presidente del Coni era stato il primo a parlare di un possibile rinvio della scelta. Mancano ancora tre mesi all’appuntamento di Buenos Aires, il passaggio in cui si approveranno le candidature ufficiali. «Condivido in pieno quanto detto dal sottosegretario Giorgetti. Sarà ora cura e dovere del Coni preparare al meglio tutte le valutazioni sulla base di quanto espresso dal Governo. Martedì in Giunta e Consiglio nazionale affronteremo la questione e potremo avere le idee più chiare sul percorso da seguire».
SOTTOSEGRETARIO
«NO ALLE ORGANIZZAZIONI FARAONICHE GIÀ VISTE IN GIRO»
GIANCARLO GIORGETTI
PAROLE E SILENZI E le città che cosa dicono? Luca Zaia, governatore del Veneto e tifosissimo di Cortina, sposa l’indicazione del Governo: «Giusto che la questione sia affrontata seriamente, voce per voce». Dalla sindaca di Torino Chiara Appendino, filtra solo una reazione: escluso un tandem con Milano. Che nella griglia di partenza è comunque da considerare in pole position. Ieri, però, non sono arrivate reazioni ufficiali del sindaco Sala alle decisioni di Palazzo Chigi. Ultima domanda al sottosegretario Giorgetti: ma le Olimpiadi ora sono più vicine o lontane? «Vicine. Se avessimo detto no sarebbero state lontane, morte. Invece così, vediamo». Ci vorrà un mese per farlo.