La Gazzetta dello Sport

Il vero leader è in panchina: respinge Zizou e placca Pogba

●Il c.t. della Francia stacca Jacquet e allontana Zidane, con i quali giusto 20 anni fa vinse un mondiale da capitano

- Valerio Clari INVIATO A NIZHNY NOVGOROD

È

andato a prendere Pogba per ricacciare indietro Zidane. Ha tolto Mbappé per preservare il futuro di Kylian, quello della Francia e in fondo anche il suo. Il lavoro di Didier Deschamps con la nazionale francese non è solo di concetto, ma ha risvolti molto fisici. Trasmetter­e calma, seduto in panchina, a volte non basta: così quando al minuto 67 si accende la bagarre intorno a Mbappé, Deschamps non sta a guardare. Si alza e porta via Pogba, uno dei più caldi, soprattutt­o nei confronti di Godin. Il polpo gli dà una testa, in altezza, ma diventa docile, si fa portar via, dice subito: «Hai ragione».

ABBRACCI «Quando c’è stato quel momento di “riscaldame­nto” abbiamo dimostrato di essere una squadra ancora giovane – dirà Didì in conferenza stampa -. Ma è stato l’unico momento, i miei crescono in fretta. Alla fine ne avevo sei a rischio squalifica, non averne perso nessuno è un altro grande traguardo». Ma l’attività di Deschamps non si è limitata a quell’intervento da buttafuori: segue un ripetuto impiego da dispensato­re di abbracci. Didier quasi si aggrappa al collo di Mbappé e di Griezmann, dopo le sostituzio­ni, poi a fine gara fa lo stesso con Lloris («La sua parata vale un gol»), con Varane, ancora col 19enne Kylian, prima di rendere omaggio a Tabarez, che per lui ha avuto parole d’elogio («usa i suoi in modo intelligen­te»). A Varane ricorda che il momento difficile dello scorso Mondiale (Hummels che gli scappa) può andare in archivio («Ma non era colpevole, allora»), a Mbappé dà delle spiegazion­i per il cambio: «Ti ho tolto perché avevo paura che ti facessero male». L’uomo più caro di Bondy abbozza, poi dirà: «Lui si è sempre fidato di me, io voglio solo ripagarlo sul campo». L’impression­e è che abbia lavorato bene, nella difesa dei suoi, in questi mesi, anche a costo di litigare con la stampa, e che ora i ragazzi (e i meno ragazzi) lo seguano quasi come se avesse il carisma naturale del Maestro Tabarez.

20 ANNI DOPO Ne è tutt’altro che privo, Deschamps, anche per i meriti acquisiti in una carriera straordina­ria. Da tecnico dopo la gara con l’Argentina è diventato il più longevo c.t. bleu di sempre (81 gare ieri), in campo, vent’anni fa, ha alzato da capitano l’unica Coppa del mondo vinta dalla Francia. Però da quando Zidane ha lasciato il Real Madrid, l’aura leggendari­a di Zizou ha finito con l’invadere il campo dell’ex compagno. L’approdo in semifinale, è già un obiettivo centrato. E probabilme­nte allontana fino al 2020 l’ipotesi di una succession­e: «Non vivo questo traguardo come un successo personale, anche se come tutti voglio centrare i miei obiettivi. Sono felice per lo staff, per il presidente federale che mi sostiene, per la famiglia. Per i francesi: c’è molto di cui essere fieri». Il lavoro non è finito: «Vedo ancora molti margini di migliorame­nto. In questo Mondiale molte grandi si sono “spaccate i denti”. Noi forse non siamo sempre stati scintillan­ti, ma abbiamo i denti interi. E dopo l’Argentina siamo cresciuti, in ogni senso». Il Belgio ha rovinato i piani: poteva essere Brasile, e poi Croazia: invertite, le due avversarie di vent’anni fa.

AVEVO 6 A RISCHIO SQUALIFICA: OTTIMO NON AVERNE PERSO UNO

DIDIER DESCHAMPS SULL’INTERVENTO SU POGBA

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