L’Uragano contro Berg L’Inghilterra parte da 6-0
●Kane è capocannoniere e leader dei Tre Leoni, lo svedese giramondo è ancora a secco ma non fa rimpiangere Ibrahimovic
Sono lo yin e lo yang. Sono il dritto e il rovescio della balistica. Sono il Calloni e il Paolo Rossi della campagna di Russia. Sono gli opposti perfetti, che mica si attraggono però, fatta eccezione per l’attrazione fatale del sogno semifinale. E stasera si sfidano per questo. Ecco a voi Markus Berg a Harry Kane, cannonieri al servizio di re e regine di Svezia e Inghilterra. Il primo un po’ a salve, per usare un eufemismo, il secondo che non sbaglia un colpo. Che Gareth Southgate si coccoli il suo, è scontato. Che Janne Andersson confessi di non poter fare a meno dell’altro, un po’ meno.
UOMINI RECORD Sono uomini record entrambi, se è per questo. Ma uno lo è dal lato oscuro del cammino. Berg, 31 anni, è stato l’attaccante che più di tutti al Mondiale ha tentato delle conclusioni: 13, 6 delle quali in porta. Risultato: 0 gol. Se non sta attento, rischia di superare il record assoluto svedese in un Mondiale che appartiene a Ove Grahn: nel ’74, 17 conclusioni senza gioie. Kane, 24 anni, di tiri ne ha provati 9: 6 hanno centrato lo specchio, rigori compresi. E quanti gol ha fatto? Sei, capocannoniere del torneo. Sei come Gary Lineker, il miglior goleador inglese a un Mondiale. Ha almeno una gara a disposizione per superarlo. E magari non farsi raggiungere dagli altri pretendenti al trofeo rimasti in corsa. Berg non ci pensa nemmeno ad avvicinarlo. A parole, non è ossessionato dal fatto che non riesca a sbloccarsi. Sembra sincero quando dice: «Non mi preoccupo di segnare, prima o poi il gol arriverà. Io mi preoccupo per la squadra, lavoro tanto per questo. E comunque ho creato parecchie occasioni e procurato un rigore». Tutto vero, anche il fatto che si sbatta come pochi in campo. In nazionale ha giocato con Ibrahimovic e si è fatto le ossa, pardon fiato e fisico: tanta corsa e gomiti larghi per creargli spazio. E ora anche i compagni godono della sua generosità. E dire che in patria lo avevano soprannominato «Svarte» Markus, Nero Markus, per i capelli scuri ma anche perché fin da ragazzo segnava a valanga come «Svarte» Filip Johnasson, goleador del Goteborg Anni Venti. Paradossale: su Kane baby invece i tecnici nutrivano dubbi: lento, con poco senso del gol e non molto forte fisica- mente, dicevano. Complimenti a tutti loro. Harry Kane l’uragano tuona sempre, vive per il gol. Anche lui ha imparato a lavorare per la squadra, Gareth Southgate lo ha eletto a leader e si è preso l’incarico. Per dire, dopo il pari della Colombia, è stato lui a prendere il pallone, portarlo a centrocampo e caricare i compagni. Ma il gol è l’ossessione: è a quota 52, ha agguantato Messi e il Mondiale gli dà la chance di prendere o addirittura superare CR7, a 54, per il trofeo di re del gol stagionale.
DIVERSAMENTE NOVE Berg e Kane, diversamente centravanti. Si somigliano in quasi nulla, dentro e fuori dal campo. Lo svedese è uno zingaro: ha giocato in cento squadre. In patria (Goteborg), in Olanda (Psv, Groningen), in Germania (Amburgo), in Grecia (Panathinaikos) e ora persino negli Emirati Arabi, nell’Al-Ain, per il ricco contratto pre-pensione. E’ un giocherellone, gli piace uscire la sera (senza esagerare), non ha paura di mostrare i sentimenti. E’ virale il video in cui piange dopo la vittoria sulla Svizzera agli ottavi mentre diceva: «Sono così orgoglioso della squadra, penso ai tifosi e al popolo svedese e scusate se mi commuovo». Ora la Svezia lo ama, e chissenefrega se non segna. Kane invece è amato «solo» per quello che fa in campo. Perché fuori è taciturno, schivo, mai una parola fuori posto, serissimo. Fa una vita quasi monastica: non ha tatuaggi, non va in discoteca, non beve birra se non in vacanza (sul serio, eh), gioca a golf, porta fuori i cani Wilson e Brady (i campioni di football americano di cui è grande appassionato). Il massimo che si concede è il barbecue con gli amici. Era tifoso dell’Arsenal, è diventato un idolo dei nemici del Tottenham. Pazienza, l’importante è far gol. «Abbiamo ancora fame – ha detto ieri in conferenza –. La semifinale? A me piace sognare. Io numero uno del Mondiale? No, Messi e Ronaldo sono ancora i migliori».