Sagan sfida il vento, Cavendish e Kittel In volata arbitra la Var
La «colpa» è sua. Interpreta con la stessa naturalezza il John Travolta di Grease e il Russel Crowe del Gladiatore, impenna come un funambolo, «buca» il video già solo tra sguardi e smorfie. E così c’è il rischio di dimenticarsi chi sia prima di tutto Peter Sagan: di professione ciclista, segni particolari Campione del Mondo (da tre anni di fila, come nessuno mai). Qui al Tour de France ha il dorsale 111: tre volte primo, sembra un segno. Forse lo è. Perché non può essere un Tour come gli altri, per il 28enne slovacco della BoraHansgrohe. L’anno scorso era stato cacciato alla quarta tappa. Espulso, dopo la discussa volata di Vittel con Cavendish per la quale poi era stato sollevato da responsabilità. APPUNTAMENTO «We will see»-«Vediamo». Sagan non ama le conferenze stampa affollate, non è prodigo di previsioni, non gradisce sbilanciarsi. Eppure qualche spunto interessante lo ha regalato, dopo l’annuncio del prolungamento dei contratti per gli sponsor principali del team, e prima del lancio di una nuova collezione di bici Specialized che portano il suo nome. «Quanto successo lo scorso anno è il passato, non mi interessa troppo tornarci, ma devo dire che in una situazione analoga mi comporterei nello stesso modo, non avevo responsabilità. Se starò più attento negli sprint, o prenderò più precauzioni? Ogni volata è diversa, dipende». Ma è ritornato sull’argomento con Cavendish? «Abbiamo parlato un po’ al Giro di California. Non c’è nessun problema. Da parte mia». Queste ultime tre parole non sono banali, perché in realtà Cavendish risulta ancora parecchio arrabbiato per quell’episodio.
VOLATA Oggi Peter e Mark tornano a sfidarsi in una volata del Tour, con il britannico a meno 4 dal record dei successi di tappa di Merckx (30 a 34): «E’ l’ultimo record che mi è rimasto da inseguire», ha detto «Cannonball». Ma non ci sono solo loro: nello sprint atteso di oggi – sempre se il vento dell’Atlantico non avrà fatto danni – sgomiteranno Greipel e Groenewegen, Gaviria e Kittel, Demare e Kristoff, e chissà quanti altri compresi i nostri Colbrelli e Pasqualon. Arbitrerà (anche) la Var, l’assistenza Video che nel ciclismo ha fatto il proprio ingresso da quest’anno, proprio in seguito alle polemiche che l’episodio Sagan-Cavendish si era portato dietro. Altre telecamere pronte a scrutare ogni movimento di Peter: ci è abituato, anche se è cresciuto. Il primo successo al Tour lo ottenne il 1° luglio 2012, al debutto in una tappa in linea. Quasi irrise la maglia gialla Cancellara, esultando mimando un pollo. «Non lo rifarei. Ero giovane». Ora è meno istintivo. Ma sempre, irresistibilmente, Peter Sagan.