La Gazzetta dello Sport

Camila, gli ottavi della maturità «Ora gioco meglio» Giorgi

●Mentre cadono tutte le regine, l’azzurra avanza e lunedì contro Makarova ha la grande occasione: «Rispetto al 2012 sono più grande, non ho paura»

- Riccardo Crivelli

L’erba delle regine è sempre meno verde. Anzi, s’è fatta velenosa. A Church Road l’estate è torrida, ma le ambizioni delle presunte superstar si congelano nella settimana più pazza che si ricordi: nell’Era Open non era mai successo che dopo due turni del torneo femminile fossero rimaste in tabellone appena due delle prime otto teste di serie (Halep e PLiskova). D’altronde, nella standardiz­zazione di un gioco che tra le donne ormai è sempre più uguale a se stesso, un corri e tira meccanico e solo potente, i prati con i loro rimbalzi meno accentuati e la necessità di modificare tagli e movimenti mettono in crisi la rigidità dello schema unico.

SENZA PAURA Insomma, qui sopra più del pensiero conta l’istinto. Ecco perché, dalla caduta di tante dee che finisce per aprire a dismisura il ventaglio dei pronostici, può trarre linfa vitale la nostra Giorgi. Dopo due partite, era lei la giocatrice che aveva ottenuto la più alta percentual­e dei suoi punti (il 25%) da colpi vincenti (78). E’ il suo stile, prendere subito il comando dello scambio per la ricerca immediata della soluzione che spacca. Poi accade, come contro la Siniakova, una sua clone ma con meno tecnica, che per un set l’intestardi­rsi sulla forza bruta senza provare a fare un passo avanti per aggredire meglio la palla provochi una marea di errori suoi e la fuga dell’avversaria. Non appena Camila riesce a stare sulla riga di fondo, si torna in equilibrio, malgrado il servizio non sia mai un fattore per entrambe e la ceca possa addirittur­a approdare al match point nel decimo game del secondo set. A proposito di istinto: prima profonda della Giorgi e rovescio vincente a scansare il pericolo. Tutto normale, almeno per lei: «Nella mia vita non ho mai avuto paura, quello era un punto come un altro: non ho mai pensato di poter perdere».

SENZA AMICHE

Beata incoscienz­a che cambia l’inerzia del match e deprime le ultime speranze della Siniakova, furiosa per l’orario di inizio (le 11.30 locali) dopo le quattro ore e mezza trascorse in campo il giorno prima e nel terzo set quasi sempre sull’orlo delle lacrime e piuttosto irritante con almeno tre stop medici. Camila passa oltre («Non mi piace commentare cose del genere, certo è un po’ strano che una che chiede il fisioterap­ista poi corra come se niente fosse») e si gode di nuovo gli ottavi, raggiunti già nel 2012 da ventenne quasi sconosciut­a: «Allora ero una ragazzina, ora sono più grande, più matura e gioco meglio». Lunedì la attende la Makarova, straordina­ria doppista (è prima al mondo) ma anche numero 35 in singolare, dove si è divertita spesso a battere le più forti (e qui ha fatto quarti nel 2014) pur mostrando qualche limite di personalit­à contro rivali alla portata. Tuttavia, non è un problema della Giorgi: «Con le mancine mi trovo bene, anche con l’ultima che ho affrontato ho fatto una gran partita. Chi era? Non mi ricordo...». Viene in aiuto lo sparring Gianluca Beghi («La Buzarnescu...»), ma il siparietto è la plastica rappresent­azione del mondo di Camila, la suddivisio­ne spartana tra agonismo e quotidiani­tà: «Il tennis è un lavoro, sto sul campo, mi alleno, gioco, faccio la doccia e torno a casa. Sono socievole, parlo con tutte ma non ho amiche, le mie amicizie sono fuori di qui». Intanto, per preparare la sfida con la russa, oggi andrà dal parrucchie­re. Perché in fondo è sempre una questione di testa.

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AFP Camila Giorgi, 26 anni, numero 52

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