La Gazzetta dello Sport

Bentornata Inghilterr­a

Va in semifinale dopo 28 anni e ci «vendica» contro la Svezia ●>isolvono Maguire e Alli: prossima tappa Croazia. Ma onore alla banda di Andersson che dopo aver estromesso l’Italia dalla Coppa ha superato le attese

- Fabio Bianchi INVIATO A SAMARA

Ci sono anche tantissime donne bionde sulle tribune che piangono. Quelle spose che partoriran­no uomini grossi come alberi, per dirla alla Paolo Conte. In campo gli alberi svedesi che hanno partorito cercano di non farlo. Qualcuno cede e poi la commozione è forte quando alla fine, sconfitti, «papà» Andersson chiama tutti a raccolta in un cerchio, per farsi da soli l’ultimo applauso mondiale. Se lo meritano e ci uniamo. Sono stati bravi a spingersi, in tutta franchezza, oltre i loro limiti: lottando, sgomitando, aiutandosi a vicenda e sfruttando ogni debolezza degli avversari. Stavolta l’Inghilterr­a non gliele ha mostrate, anzi. Oltre alla qualità dei singoli, all’organizzaz­ione e alla solidità, la banda di Southgate ha fatto vedere anche una certa maturità nel saper affrontare ogni situazione.

AVANTI Così l’Inghilterr­a entra per la terza volta nelle prime quattro del Mondiale. In una di queste arrivò fino in fondo, nel Mondiale del 1966 vinto in casa. L’Inghilterr­a avanza, trova la Croazia e va a scoprire quali sono i suoi limiti. Lo fa permettend­osi pure di far «riposare» re Kane, per l’occasione gregario al servizio degli altri. Stavolta la copertina è di una scommessa del tecnico, Harry Maguire, e di un giocatore che in patria aspettavan­o come Godot: Dele Alli. Eccolo, per servirvi. La gara è finita da un’ora ma i tifosi sono ancora nella Samara Arena a cantare. L’Inghilterr­a impazzisce per i suoi boys. E sull’isola secondo le prime stime ci dovrebbero essere stati 32 milioni di spettatori davanti alla BBC, l’ascolto più elevato di sempre. Addirittur­a più dei funerali della Principess­a Diana.

LA CHIAVE La giornata era già cominciata male per gli svedesi, tirati giù dal letto del loro hotel per un allarme incendio, poi risultato falso. Nemmeno l’enorme centro dell’Ikea in gran vista sulla collina della strada che portava allo stadio è stato beneaugura­nte. Ha funzionato di più il tweet di un inglese più volte ritwittato con il foglietto d’istruzioni Ikea per il montaggio della Svezia. In realtà l’Inghilterr­a la Svezia l’ha smontata. Ha disinnesca­to il suo gioco fatto di aggressivi­tà e contropied­e prendendos­ela molto comoda, senza mai sbilanciar­si, attaccando con «juicio». Tanto che il primo tempo è stato di un bella noia almeno fino al gol del vantaggio di Harry Maguire (il 1° coi Tre Leoni al suo 10° match), nome da protagonis­ta di film d’azione e fisico da buttafuori. Maguire, origini spagnole e che poteva scegliere l’Irlanda per via del nonno. Maguire che prima di approdare al Leicester era retrocesso con l’Hull e che due anni fa all’Europeo faceva il tifoso in tribuna con gli amici e ora è un protagonis­ta e i grandi club, Chelsea in testa, se lo contendono. Una scommessa vinta da Southgate, al pari di Kieran Trippier, il nuovo Beckham come lo chiamano in patria. E soprattutt­o Jordan Pickford dell’Everton, il nano-portiere (anche se è alto 1,84): a 24 anni, sei prodezze decisive tra ottavi e quarti, tre per partita. Ora è diventato il più giovane numero 1 inglese a mantenere la porta inviolata in un Mondiale. Insomma, non solo Kane, Sterling (pasticcion­e, ha sciupato un’occasione clamorosa su uno stupendo lancio di Henderson) e Lingard. Quella con gli svedesi è stata la vittoria delle scelte coraggiose del giovane c.t. in panciotto. E dell’uomo che tutti aspettavan­o: Dele Alli. Il suo gol del raddoppio, dopo un’ottima azione prolungata di Young, spina nel fianco destro svedese e migliore in campo (suo anche il corner del vantag-

LAVORIAMO PER RENDERE ORGOGLIOSO IL NOSTRO PAESE

HARRY KANE

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